Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/144

Da Wikisource.
i38 primo corso tenuto a torino: lez xx


pena, concedendo loro di potersi amare anche nell’inferno. — E perché quel paragone delle colombe? — Perché sono animali lussuriosissimi, salta su un interprete. — E perché il poeta fa parlare Francesca e tacer Paolo? — Perché le donne, risponde con poca galanteria il Magalotti, sono di lor natura ciarliere; e perché, ripiglia il Foscolo che ha il torto di prendere sul serio tali futilitá, le donne quando sono appassionate sentono il bisogno di parlare e di disfogarsi. — E perché Dante sente tanto dolore che la mente gli si chiude «dinanzi alla pietá de’ due cognati»? — Perché, risponde insolentemente un altro, egli dovè ricordarsi di aver commesso un peccato di símil natura. —

Io non mi tratterrò a confutare queste assurde risposte, o per dir meglio questi assurdi perché; perché il torto qui non è di aver fatto queste risposte, ma di aver poste queste domande; il che avviene quando non sapendo cogliere l’intero della situazione, la mente si smarrisce nel caos de’ particolari. I quali, separati dal tronco ovvero dalla loro unitá, in cui è posta la loro ragion d’essere ed il loro significato, si sciolgono nell’arbitrario, e si prestano a questa o a quella supposizione gratuita come ei salta in capo al primo venuto. Sgombriamo il terreno di questi forse e di questi perché, di assurde spiegazioni e di assurde preoccupazioni storiche ed accostiamoci alla poesia col puro sentimento dell’arte.

La passione in senso stretto dicesi dell’amore; cupidigia d’oro, studio d’onore e di regno che altro sono che voglie a petto a lui? E queste voglie, quali esse si sieno, hanno virtú di gittar l’uomo in uno stato poetico, perché svegliano ed aguzzano le sue facoltá interiori, avvivano l’immaginazione, raffinano l’intelligenza, infiammano il sentimento. Ma l’obbietto delle nostre voglie è sempre un inanimato o un astratto; né questo si può rappresentare poeticamente se non simulando in lui una personalitá di cui è privo: poni un gruppo d’oro dinanzi all’avaro e costui palperá quelle monete e le bacerá e parlerá loro come se fossero persone; ed il Petrarca rappresentaci l’Italia sotto l’aspetto d’una vecchia oziosa e lenta, ed il Leopardi in sembianza di donna in catene sparsa di lividore e di sangue. Solo