Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/216

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sua mente, tutto il suo cuore. Nella prima esagerazione, si giunse alla pedanteria. Si parlò tanto di sentimento, che si cadde nel ridicolo e si meritò la caricatura: «sentimentale» e «sentimentalismo» sono parole comiche di quel tempo, che esprimono la reazione del buon senso.

Il sentimento non è in sé stesso estetico. Causa ed effetto, ora, è stimolo, che accende la fantasia e le apre il mondo poetico; ora, è impressione, che l’immagine suscita nel poeta o nel lettore. Non vi è poeta senza sentimento; non vi è alcuna grande bellezza, che non esca dal cuore e non vi ritorni. Ma l’essenza dell’arte non è nel sentimento. Il dolore, l’amore, ecc., che investa un’anima poco poetica, dove non abbia la forza di trasformarsi ed idealizzarsi, può, nella sua espressione, essere eloquente, non artistico.

Non solo il sentimento non è il sostanziale dell’arte, ma, perché sia capace di suscitare la facoltá estetica, dee tenersi in una giusta misura. Il sentimento non deve intorbidare l’anima, toglierle ogni arbitrio di sé, ogni serenitá, turbare l’armonia interiore. Spingetelo infino al suo estremo, e voi cadete nello strazio, nello schianto; cosa buona al piú per la plebe, ai cui sensi grossolani degno solletico è il gemito del gladiatore ed il rantolo del giustiziato.

Vedete i nostri due grandi poeti: Leopardi e Manzoni. Fra’ piú appassionati poeti de’ tempi moderni è senza dubbio Leopardi, che ha versato nei suoi versi tutto il suo dolore. Eppure quanta gentilezza, quanta serenitá in quel lugubre e fosco! Nella stessa sua disperazione, vi è qualche cosa di soave; e ti dá l’aria di un uomo pensoso e raccolto nella sua sventura, senza gemiti, senza grida, senza atti scomposti: leggete, tra l’altro: Amore e Morte, o per dir meglio, leggete tutto. Ne’ Promessi Sposi di rado si giunge fino al pianto; né vi è spettacolo tanto straziante che il delicato sentire dell’autore non rattemperi ed ammollisca: e basterá citare, ad esempio, l’episodio della madre lombarda che compone ella stessa nel funebre carro la sua piccola Cecilia.

Non vi è cosa piú cara che questa dolcezza nella forza, que-