Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/217

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versioni e comenti di liriche tedesche 2ii

sta morbidezza nel maggior concitamento delle passioni. In Dante e Shakespeare gli affetti sono espressi con selvaggia violenza: siccome rappresentano la vita umana in ogni sua gradazione, voi vi trovate tutto, anche il grottesco ed il plebeo. Pure, queste anime cosí espansive e violente, sotto un aspetto brusco, nascondono un cuore tenerissimo e quasi femminile; né vi è scrittor gentile, che ci abbia dato pitture cosí morbide e delicate, che si possano comparare ad Ofelia, a Giulietta, a Miranda, a Matilde, a Pier delle Vigne, a Manfredi, a Francesca da Rimini. Alfieri era fiero e quasi rozzo, per sistema, per un concetto troppo astratto della umana dignitá, per reazione al Metastasio; pure non gli mancava questa qualitá, e Saul è il suo capolavoro, perché ivi si trovano con delicatissime mezze tinte contemperati gli opposti elementi.

Questa eroica mansuetudine, questo imperturbato accordo delle facoltá, che dicesi eguaglianza deH’anima, è il segno distintivo del genio artistico, è il segreto dell’arte greca. Alcuni critici non la intendendo, lodano a cielo l’arte moderna, come quella, che, piú simile alla pittura, avanza l’antica di espressione e di sentimento. Chiamano fredda la poesia greca, fredda come il marmo di Paro, piú vicino alla statua che alla parola; e non comprendono che in quella serena contemplazione è posta l’eccellenza dell’arte ed il privilegio del popolo greco.

La violenza delle passioni è segno di un carattere fiacco e di una mente angusta: perché la volontá non ha forza relativa, e la mente, trasportata da quelle súbite impressioni, non sa porvisi al disopra, e comprenderle. Il vero artista, scaldato dalla passione, traduce tutto in immagini e le vagheggia e se ne innamora: in luogo di mescolarsi in mezzo alla battaglia, se ne sta lontano a rappresentarla. Voi vi sdegnate e lo svillaneggiate; egli vi’ contempla e vi dipinge, tutto contento che vi poniate in un’attitudine poetica. L’artista greco è il Dio di Omero.

Nessuno meglio di Goethe ha compreso questa olimpica serenitá. Molti lo trovano freddo, massime in comparazione di Schiller: a sentirli, scrive con la testa piú che col cuore. Ma che Goethe sappia maneggiare gli affetti e portarli fino allo