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«beatrice cenci» di guerrazzi 35

mano «umore», a cui mira talora il Guerrazzi con palese ambizione, senza pervenirvi giammai, non è in lui altro che levita di fantasia, potenza creativa in difetto. Di rado egli vede il fantasma in sé stesso, nella purezza de’ suoi lineamenti, nella sua semplice veritá, ma spesso va a cercarlo in altri obbietti anch’essi vaghi e confusi. Né mi fa maraviglia ch’egli abbia avuto ammiratori del suo ingegno, ma non discepoli: non ci essendo cosa che repugni tanto all’arte moderna, quanto questo spesseggiare rettorico di tropi e di figure. Noi non abbiamo piú un mondo poetico: le antiche favole sono ite via: Giunone, Cupido, Minerva non sono piú termini dí paragone: il paradiso, gli angioli, il sole, la luna, le stelle sono materia rettorica vieta ed esausta! i fiori, i mari, i monti, le valli, gli uccelli, le fonti sono state percorse in ogni verso; prosopopee, personificazioni, invocazioni, allegorie, sono freddi artifizi, che non destano piú illusione; il nostro universo poetico è un vecchio repertorio di pensieri e di frasi, dove tutto è oramai trito e ripetuto a sazietá e perciò senza effetto. Fra la natura e il poeta s’era messo di mezzo tutto questo frasario tradizionale che non ha piú senso, tutta intera una serie d’immagini e di comparazioni di seconda mano; e la poesia moderna è risorta, quando ha osato di scuotere da sé tutto questo linguaggio di consuetudine e porsi in libera e diretta comunicazione con la natura. Veduta la natura da presso, come la vede il fanciullo ed il popolo, noi abbiamo riacquistata la freschezza della prima impressione, e le nostre immagini son tornate giovani e schiette. Alle perifrasi abbiamo sostituito i vocaboli propri, all’eleganza l’evidenza, alla cantilena l’armonia, alle comparazioni la rappresentazione, all’artificiato il naturale: leggete il Leopardi ed il Manzoni, maestri di semplicitá e di veritá. Ma il Guerrazzi ha voluto metter mano in questo vecchio repertorio: e che ci ha trovato? Quelle immagini erano prima comparse nella candida seijiplicitá della prima impressione: i poeti posteriori le ripulirono, le ornarono, le illeggiadrirono; poi vi si aggiunse il belletto, si raffinarono, si esagerarono. Che ha fatto il Guerrazzi? Ha aggiunto il falso al falso, il liscio al belletto; esagera la metafora e te la conduce fino alla