Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/247

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francesca da rimini 241

il Foscolo, non dovea essere sopraccaricata di accidenti reali che ne avrebbero alterata la purezza. — E perché Dante ha uniti insieme nell’inferno i due amanti? — Perché per sí lieve fallo non sono a dir propriamente dannati, risponde Ginguené; anzi, corregge il Foscolo, perché, se il loro fallo è stato assai grave, come si vede dal verso citato qui sotto, con che si chiude il racconto, la misericordia di Dio è stata maggiore, il quale volle aver riguardo a tanto amore e scemare la pena, concedendo loro di potersi amare anche nell’inferno. — E perché quel paragone delle colombe? — Perché sono animali lussuriosissimi, salta su un comentatore. — E perché il poeta fa parlare Francesca e non Paolo? — Perché le donne, risponde con poca galanteria il Magalotti, sono di lor natura ciarliere; e perché, ripiglia il Foscolo che ha il torto di prendere sul serio tali futilità, le donne quando sono appassionate sentono il bisogno di parlare e di sfogarsi. — E perché Dante sente tanto dolore che la mente gli si chiude «dinanzi alla pietà de’ due cognati?» — Perché, risponde insolentemente un frate, egli dové ricordarsi di aver commesso un peccato simile. —

Ecco un esempio dei perché e dei forse, dietro i quali si stillano il cervello i comentatori di Dante. Mi si dice che nelle conferenze pedagogiche tenute a Firenze si sia molto discorso della Francesca da Rimini, e che il segreto della grande bellezza di quel canto sia stato da alcuni posto nel verso tanto tormentato da’ comentatori:


                         

Quel giorno piú non vi leggemmo avante.

                         

E se questo è, bisogna pur dir che la critica ha fatto cosí poco cammino in Italia da essere ancora possibili simili discussioni, proprie di cervelli oziosi e vaghi di sciarade, ottusi alle pure e immediate impressioni dell’arte.

Ho ricevuto, è un po’ più di un mese, una lettera sottoscritta da tre alunni del Liceo di Bari. Questi bravi giovani volevano da me sapere perché il Petrarca avea scritto il Canzoniere in italiano e non in latino. E mi raccontavano che ci era una scom-