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Ma scritto con tal garbo, con tale un’aria non mentita di riverenza, con una cosí naturale e costante imparzialitá e serenitá di spirito, che sentivo affezionarmegli, e non pensavo punto al Settembrini; pensavo allo Zumbini, e mi veniva la voglia di adempiere con lui il grato ufficio rimasto oramai a noi altri, vecchia generazione, di prenderlo per mano, e condurlo innanzi al pubblico e farlo conoscere.

Tra queste impressioni e questi desiderii, ecco giungermi il secondo volume del Settembrini, ed ecco da un’altra parte venirmi il primo volume. Il libro condannato eccolo innanzi a me tutto intero. Io leggo.

Leggo, ed ho giá dimenticato Montefredini, Zumbini, e la verifica e il giusto mezzo, e la mutilazione della vita e la storia e la critica. Leggo, e non mi posso piú staccare da questo libro magico, dove non trovo niente di nuovo e tutto mi par nuovo.

— Ma questo non è un lavoro di scienza, è un lavoro di arte — ho gridato io, giunto alla fine; — oh, Zumbini! come hai potuto dissertare di contenuto e di giusto mezzo innanzi a questo libro! —

Mi sono ricordato del giudizio del Gervinus sopra l’Alfieri ed il Foscolo, e della mia risposta.

Vogliamo giudicare del Settembrini? Bisognava non ritirarsi dalla battaglia, ma starci entro, e farsi la sua ombra, e seguirlo in tutti gli eventi della lotta, e studiare il suo carattere, le sue passioni, la sua cultura, le sue inclinazioni, il suo genio. Cosí ti stará innanzi l’uomo vivo, in mezzo a’ vivi, e vedrai la sua opera cosí com’è stata concepita, e non come la ti parea in astratto.

Luigi Settembrini io lo trovo la prima volta in Catanzaro, ch’era ancora assai giovane, e giá maestro di lettere in quel Liceo. Era una buona posizione, come dicono oggi, e, come dicevano allora, era un pane assicurato per la vecchiaja. Ma gli era «un matto»: epiteto che si regalava allora a quanti mettevano in pericolo quel pane della vecchiaja. Fin d’allora si rivelarono in lui due uomini, il letterato e il patriota; cosí immedesimati, cosí l’uno nell’altro, che non si possono scindere,