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352 | saggi critici |
ciullesca: i cosacchi, la Beresina, i deserti, le montagne di neve. Di questa catastrofe troviamo l’energico sentimento qui, in questa strofa, dove scoppiano in bei versi ira, indignazione, vergogna, dolore, con una evidenza e semplicitá che testimoniano la sinceritá dell’ispirazione e coprono ciò che vi è di artificiale e rettorico.
Voglio spiegare piú particolarmente questo concetto. I sentimenti qui sono veri, e il palore è sincero: ma la messa in iscena, il procedimento meccanico col quale sono presentati, è artificiale, fondato su di una finzione rettorica, come quel parlare all’Italia e udire suono di armi, e maravigliarsi come l’Italia non si conforti e non guardi colá dove si agitano le sue sorti, e poi un riconoscer l’errore, un esclamare: — O Numi! — , un accorgersi che italiani combattano non per l’Italia, ma per altra gente. Questa è rettorica che però rimane alla buccia e non investe il midollo e non vizia il fondo. Al di sotto della buccia rimane integra la sinceritá dell’impressione e dell’espressione. La cornice è di un oro sospetto e di cattivo gusto, ma il quadro è di Raffaello. E lo senti alla semplicitá e delicatezza di questo lamento :
Oh misero colui che in guerra è spento, Non per li patrii liti e per la pia Consorte e i figli cari, Ma da nemici altrui Per altra gente, e non può dir morendo: Alma terra natia, La vita che mi desti, ecco, ti rendo! |
Se non che il sentimento appena è nato, e giá nuovi fantasmi occupano l’immaginazione irrequieta e spunta un nuovo sentimento, piú geniale, lungamente educato e accarezzato. Sembra proprio che l’immaginazione, usa da gran tempo e familiare col mondo antico, dopo breve errore in un mondo a lei peregrino, si affretti ad uscirne e torni con diletto ad abitare il mondo di Erodoto e di Simonide. Questo con molta ingenuitá ce lo manifesta il giovine scrittore nella sua lettera