Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/108

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i02 saggi critici


perché infine ricostituire la coscienza è ricostituire nell’anima una religione. La pietá verso i defunti, il culto delle tombe è prodotto da’ motivi piú elevati della natura umana, la patria, la famiglia, la gloria, l’infinito, l’immortalitá: tutto è collegato, tutto è una corda sola nel santuario della coscienza. Una poesia tale annunziava la risurrezione di un mondo interiore in un popolo oscillante tra l’ipocrisia e la negazione. Non è giá che Foscolo smentisca sé stesso. C’è sempre in lui del vecchio Jacopo. La sua filosofia è in aperta contraddizione col suo cuore. Jacopo diceva: — A che serve la scienza? a che serve la vita? — . Foscolo dice: — A che servono i sepolcri? «è forse men duro il sonno della morte all’ombra de’ cipressi e dentro le urne confortate di pianto?» — . Come la scienza e come la vita, cosí la pietá dei defunti non è che una illusione. Ma in Jacopo si sente l’amarezza del disinganno che gli fa rifiutare ogni consolazione e cacciar da sé tutte le sue illusioni. Foscolo si è riconciliato con la vita, e di quel sentimento amaro non gli rimane che un: pur troppo! «Vero è ben, Pindemonte!» E non respinge le sue illusioni, ma le cerca, le nutre, le difende in nome della natura umana contro la dura veritá. La nuova legge che contende il nome a’ morti e vuole in una fossa comune Parini e il ladro, offende in lui l’«homo sum», il suo sentimento di uomo. Sia pure un’illusione; anzi purtroppo è una illusione; ma, come Diogene, ha l’aria di dire a quei nuova legislatori: — «Lasciatemi libere le mie illusioni!»— . Il culto delle tombe era fondato sulla credenza dell’immortalitá dello spirito, della risurrezione dell’uomo in un altro mondo: ivi attinge Young le sue ispirazioni. Pur troppo questo non è: mancata è questa illusione. Ma potete voi distruggermi la natura umana? E nella natura umana cerca Foscolo la nuova poesia delle tombe. Il nulla eterne, quel pensiero che rode Jacopo e lo affretta alla morte, qui si riempie di calore e di luce; le urne gemono, le ossa fremono, i morti risorgono nell’affetto e nell’immaginazione dei vivi. — E tu perché lasci sulla terra una famiglia, una patria, la tua memoria, scendi consolato nella tomba, sicuro di sopravvivere. Quella tomba