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332 saggi critici


necessita di dare un testo degli scrittori il piú scrupoloso che fosse possibile. Ricordo le sue compresse ire per filologi di professione che poi non avevano l’amore e il rispetto della parola. Nel redigere questo lavoro di carattere filologico, ho avuto sempre innanzi l’immagine di questo Barbi, il quale faceva le boccacce tutte le volte che trovava una svista o una virgola di quelle che alterano profondamente il testo. Dicevano a Firenze che egli era l’uomo che vedeva l’universo tutto come un manoscritto da decifrare, ma la celia riconosceva per l’appunto questa sua puntualitá di lettore. In questo è valido il suo insegnamento di grande maestro di filologia; e anche quelli che parevano piú lontani da lui, si facevano docilissimi e taciti a questi suoi apparentemente esasperati insegnamenti. Come sibila l’ironia dei posteri, se con tanto gridare «De Sanctis, De Sanctis» si lasciassero correre troppo grossolane sviste e si approvasse ‘autorevolmente questa o quella edizione, senza averla controllata punto per punto. È significativo poi l’esempio sempre del Barbi, quando leggendo i Promessi Sposi con particolare acribia vi scopri dieci o dodici errori di stampa, sfuggiti allo stesso Manzoni, poiché il senso correva lo stesso (cfr. Adagio col testo dei «Promessi Sposi», Milano, i94i); di quel Manzoni, poi, che era quello attento disseminatore di virgole che tutti sanno. Anche per il testo del De Sanctis noi abbiamo fatto lo stesso, ma senza vantare le scoperte troppo ovvie; e abbiamo incluso anche alcune correzioni di carattere congetturale.

Facciamo seguire le varianti che noi abbiamo minutamente annotato, ma che abbiamo anche in parte sacrificato, per non tediare il lettore, tra la prima edizione in giornali e riviste (segnate con la sigla R), tra i manoscritti quando ci sono (segnati con le lettere Ms) e l’edizione corretta dall’autore, che è la nostra (salvo rare eccezioni, specificatamente indicate), segnata con l’indicazione delle pagine della nostra edizione, e l’edizione Cortese (segnata con le lettere Co) e quelle parzialmente offerteci dal Croce (segnate con le lettere Cr).

Da tale confronto risulterá chiaro che il testo Cortese è poco attendibile, perché il curatore si lascia guidare da criteri arbitrari e sempre variati; poi, perché ci sono molti salti, perché i testi dei poeti e degli scrittori citati sono spesso rammodernati, o presumono di essere riportati in maniera fedele ad un testo x che il D. S. avrebbe tenuto presente.