Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/87

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ugo foscolo 8i

amore del bene raddolcito da facili illusioni, una compassione per gl’infelici, vittime de’ cattivi ordini sociali, un grande interesse per il miglioramento degli uomini, non senza un po’ di tinta rettorica, massime in Filangieri. L’idea che tutto quell’ordine di cose cosí antico e in apparenza cosí solido dovesse o potesse crollare tutto insieme, non era ancora entrata in nessuno, e tante belle cose che si leggevano ne’ libri nessuno pensava che potessero avere effettuazione né prossima, né lontana. Gl’italiani fin dal Concilio di Trento vivevano in uno stato cronico d’ipocrisia, si erano avvezzi a distinguere le massime de’ libri dalla pratica della vita; la scissura tra le idee e i fatti era per loro lo stato normale della coscienza. Appunto perché la loro letteratura non avea radice nella vita, fini arcadica e accademica. E un po’ di arcadico e di accademico era pure in questo movimento. Le nuove idee non erano piú che idee; pochi erano disposti a lavorare per la loro effettuazione, o a professarle con qualche pericolo; il cervello aveva progredito, ma non il carattere. Alfieri era tenuto una singolaritá, o, come oggi si direbbe, un eccentrico, e chi piú rendea il carattere nazionale, era Vincenzo Monti, magnifico nelle massime, povero ne’ fatti, divenuto oggi il capro espiatorio di tutti. Né parlo giá della plebe, distantissima anche ora dalle classi colte; parlo de’ piú eletti, de’ piú innanzi nelle idee, e non dissimili al volgo quanto alla dignitá della vita. Coraggio fisico ce n’era, come si mostrò poi; mancava il coraggio morale, ultimo a comparire, primo a perdersi. Quella gente declamava la rivoluzione ne’ saloni e nei teatri, in tutta innocenza, aliena da ogni pensiero che dovesse un giorno esser presa in sul serio. Ma ecco viene la rivoluzione americana, cantata da Alfieri. Ecco la presa della Bastiglia, cantata pure da Alfieri. Quelle famose massime, cosí ben declamate, si muovono d’in su’ libri, diventano discorsi politici, si trasformano in istituzioni. La rettorica impallidiva innanzi a quella realtá L’utopia piú audace era una timida riforma innanzi alla notte del 4 agosto o alla proclamazione dei diritti dell’uomo. Al ’93 Ugo Foscolo aveva quindici anni. Giá cantava Laura, declamava Dante, recitava