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VI

SITUAZIONI PETRARCHESCHE

i. Uso ed abuso della riflessione.


La forma petrarchesca, come la siamo andati descrivendo, quella certa ingenita delicatezza e misura di sentire aiutata dallo studio degli antichi, è ancora per il critico qualche cosa d’indeterminato. Se vogliamo uscir dall’astratto, dobbiamo coglierla in questo o quel momento della vita, in questa o quella disposizione d’animo, in questa o quella specie di contenuto: allora la vedremo uscir fuori nella ricchezza delle sue differenze e delle sue gradazioni.

C’è nel Petrarca una poetica prestabilita, ma solo per la parte tecnica, la scelta e il collocamento delle parole, l’ordito del periodo, la struttura del verso, l’intreccio delle rime. Anche nel contenuto c’è una parte data, un certo numero d’idee allora in voga, sull’amore, sulla donna, ecc. Ma quanto alla formazione del contenuto, vale a dire del materiale che gli si presentava, in che è posta propriamente la forma nel suo piú alto significato, procede spontaneamente, e non sospetta neppure che ci possano esser regole. Fa cosí o cosí secondo la natura del suo ingegno, e secondo che nel punto in cui scrive è impressionato. La natura di un contenuto poetico, come si presenta al poeta in questa o quella disposizione del suo animo, genera la situazione, in questa o quella poesia.

Le poesie che non vengono dall’animo, dal di dentro, ma