Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/212

Da Wikisource.
206 saggio critico sul petrarca

semplicitá della forma. Cosa che in questo stadio della vita gl’incontra ben raramente: scrive col cuore e si fa un paradiso ad uso del suo cuore. E se tanto s’ammira il sonetto XXXIV, saputo a mente da tutti gl’italiani, gli è che Laura non è stata mai tanto donna, che lá, nella stella dell’amore, tra’ raggi della sua gloria. Il Petrarca con l’ordinario affetto congiugne qui una forza giovanile che l’imparadisa fino all’entusiasmo. Finora notate in lui un po’ di languore; sono le ombre, i silenzii, i mormorii della terra che gli aprono il cielo; qui d’un salto spicca il volo con l’ali del pensiero. Onde nasce il magnifico effetto che vi fa l’entrata, quasi un improvviso alzar di sipario e fra vive luci l’apparire d’un mondo poetico. La maestá e la pompa del primo verso ve lo annunzia a suon di tromba:
                                         Levommi il mio pensier in parte ov’era
Quella ch’io cerco e non ritrovo in terra.
     
Questo cercare e non trovare in terra, che è stato finora materia di lamento: — Dove sei? dove sono le chiome d’oro? dove il riso angelico? — è gittato qui rapido e a guisa d’incidente, come qualche cosa di oltrepassato, rimembranza fuggevole, di cui non sente piú la pena innanzi al giojoso presente: — L’ho trovata! — . Il sentimento è qui nella cosa, non nell’espressione; il poeta gioisce, e non ha tempo di raccogliersi e di dire: — Io gioisco! — . Rimane attirato fuori di sé nello spettacolo. Ed è proprio d’animi sani e forti questo vivere nel di fuori, godere nella vista o nell’azione, e non interrompersi continuamente a gittare un’occhiatina nell’anima, e tastarle il polso:— Stai bene? sei contenta? cosa senti? — . Il che spesso avviene al Petrarca e a tutti coloro che soffrono, che, scontenti e fuori della vita, si ripiegano tristamente in sé. Qui è in un obblio compiuto della sua persona, tutto nelle cose, di cui ciascuna è un grido di gioja:
                                         Ivi, fra lor che ’l terzo cerchio serra,
La rividi piú bella e meno altera.
Per man mi prese e disse...