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232 saggio critico sul petrarca


grazia. La bellezza della sua forma è tale, che rattempera e rammorbidisce l’effetto che nasce dal fondo, qual è l’impressione che vi fa la piccola morta del Manzoni, o Laocoonte che voi contemplate con ammirazione e con godimento. Mi direte che questo è illusione; ma l’arte è realta innalzata ad illusione; e, se desideriamo nel Petrarca un po’ piú di realtá, permettetemi ch’io soggiunga, che desidero in molti moderni un po’ piú d’illusione. Certo, per serenitá e chiarezza di contemplazione, per un certo interno equilibrio che gli rende impossibile ogni dissonanza e dismisura, e riconcilia, con la delicatezza e finezza de’ colori, ciò che nel mondo e nella sua anima è di piú discorde, ci è pochi che gli si possano comparare.

Torto fecero al Petrarca i petrarchisti; e non minor torto i critici, immoderati ne’ biasimi e nelle lodi. La sua immagine è passata a traverso le ombre dei secoli, e ne è stata alterata. È tempo di purificarla, guardandola non secondo le inclinazioni e i pregiudizii di questa o quell’epoca, ma in sé stessa. Italiano, non ho dubitato di esporre tutt’i suoi difetti, con non minor severitá e con piú giustizia de’ suoi detrattori. Un falso amor di patria ci fa credere bello dissimulare i difetti del proprio paese: la qual cosa è il ridicolo de’ popoli e degli uomini deboli. Quando oseremo guardare con indulgenza il prossimo ed esser severi verso noi stessi, saremo forti. Né so se ci sia maggior piccolezza, che questo arrossire di dire ad altri quello che grida alto nella nostra coscienza: una specie di falso rossore, che ci tiene imbarazzati, vili al nostro cospetto, insino a che, adagiati in una comoda ipocrisia, acquistiamo la faccia dura dell’impenitente, mentendo non solo agli altri, ma a noi stessi. Difetto confessato è mezzo emendato; osiamo guardarci in viso, se vogliamo guarirci. Heine ha frustato a sangue i suoi tedeschi; e ci è imbecilli che lo chiamano un cattivo tedesco. Finché dura in un popolo il mal vezzo di palliare le proprie magagne, dubito della sua grandezza. E mi par che non sia men piccolo quel glorificare piú del dovere, quel far, per esempio, del Petrarca un Davide ed un Platone: uguale indizio di debolezza, questa millanteria e quell’ipocrisia. Quanto a me, ho