Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/243

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appendice 237


non ini ci ero messo con quel preconcetto, ma con imparzialitá e calma di giudizio, che m’acquistò grazia presso i dotti tedeschi. Videro che io non volevo ingrandire il Petrarca, né ci mettevo l’amor proprio di un italiano, e che dicevo cose mie, con perfetta sinceritá. Ora a me parve di vedere nel libro del Mézières un Petrarca magnificato, visto in superficie. Né mi parve piú grande, quale ce lo mostrava il simpatico francese, aumentato di volume e di circonferenza, con piú estensione che profonditá. Cosi fui tirato a scrivere di questo libro un giudizio, che apparve la prima volta nell’«Antologia». E come a me pareva non sufficiente questa cagione di scrivere, mi sentii crescere l’argomento; e a proposito del Peti arca e del Mézières trattai della critica e dell’ideale. Avevo notato da parecchio, e fin dal tempo delle mie conferenze dantesche in Torino, come in Italia si continuava come cantilena quel moto d’idee e di sentimenti che aveva prodotto Manzoni e Leopardi, splendido compendio di una grand’epoca, anzi che principio di una nuova. Quel correre appresso a ideali astratti, che facilmente si mutavano in tesi e concetti, mi pareva piú lo strascico stanco del passato, che avviamento a qualcosa di vivo. Una nuova rettorica ci minacciava, e io usai quella occasione per farne la diagnosi, e la chiamai malattia dell’ideale. Persuaso che a certi mali non è altro rimedio che il ricondurre le cose alle loro origini, richiamai l’arte alla sua base fondamentale, che è la vita o la forma vivente, il vero nell’arte. Su questa base avevo concepito il Petrarca e tutti gli scrittori di cui avevo discorso innanzi. E parecchi amici mi furono intorno, e mi dissero: — Perché non pubblicate il vostro Petrarca? — . Allora gittai l’occhio su quelle carte lasciatemi dall’Imbriani, ed ecco, venne fuori il Saggio sul Petrarca.

Ci feci pochi mutamenti; lasciai anche tutta quella copia di citazioni. Nel mio pensiero c’era che il libro doveva riuscire utilissimo a’ giovani, a’ quali le crestomazie porgono scarso nutrimento, ove non abbiano a base lo studio serio e completo di un solo autore. E mi pareva che quello studio fosse efficacissimo a formare in loro il gusto e il criterio, mettendoli