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Alle prime e piú essenziali notizie sull’origine e la fortuna del Saggio critico sul Petrarca, contenute nell’«Appendice», sono da aggiungere alcune precisazioni che si desumono da lettere del D. S. agli amici e degli amici a lui. Nell’inverno i858-59 il D. S. tenne sul Petrarca un corso straordinario di conferenze, indipendente dalle lezioni pubbliche che teneva contemporaneamente al Politecnico di Zurigo: in una lettera ad A. C. de Meis del 7 novembre i858 preannunziava all’amico come data d’inizio delle conferenze petrarchesche il 24 di quel mese. Poteva poi scrivere il 14 febbraio i859 allo stesso De Meis: «Ho terminato le mie lezioni sul Petrarca. Ho lasciato da parte le poesie politiche: e come far comprendere a tedeschi la canzone all’Italia?» E piú avanti, nella medesima lettera: «...dimani comincerò ad ordinare le lezioni sul Petrarca, che si stamperanno qui in tedesco». Il corso era dunque terminato nella prima quindicina del febbraio ’59, e subito il critico attese alla correzione delle sue conferenze in vista di una edizione tedesca, che non si fece ma per la quale corsero trattative, come si ricava anche «da una lettera al D. S. (da Schaffausen, 2i luglio ’59) di un J. Freytag, che, su notizie avute dal signor Schabelitz, indica i nomi di parecchi editori tedeschi (Baumgartner e Tauchnitz di Lipsia, Franz di Monaco, Münster di Venezia)» (v. Lettere dall’esilio — i853-i860 — raccolte e annotate da B. Croce, Bari, Laterza, i938, p. 23i).
Il primo quesito che si pone è dunque questo: in quale rapporto stavano le lezioni pronunciate davanti al pubblico zurighese e la trascrizione che l’autore venne correggendo appena ebbe terminato il suo corso. Nell’«Appendice» il D. S. scrisse semplicemente che «le conferenze furono raccolte da uno de’ suoi piú stimati amici, Vittorio Imbriani»; ma in una lettera al De Meis del 19 ottobre i855 lo stesso Imbriani, insieme con altre affermazioni che, per il tono
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