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42 saggio critico sul petrarca


Nojosissimo è soprattutto l’Amore, a cui il poeta indirizza sovente la parola, ora rimproverandolo di aver ferito di saettalui disarmato, ora pregandolo a far vendetta di tutti e due contro l’altera Laura, ora introducendolo come segretario de’ suoi amori, ora come suo signore.

Il ragionamento, l’allegoria e la personificazione sono difetti di quel tempo; al che bisogna aggiungere i difetti proprii del poeta.

Chiuso in una cerchia limitata di sentimenti, intorno sempre allo stesso oggetto, per manco di nuove impressioni rimane come stanco ed esausto. L’uomo ha bisogno ad ora ad ora di rinsanguarsi e ringiovanirsi; e guai a lui, se non ha la forza di mutare il consueto orizzonte, rinfrescare le impressioni e i sentimenti. Che se non ci è dato di serbare la giovanezza del corpo, facciamo di serbare la giovanezza ancor piú preziosa dell’anima. Ma il Petrarca alcuna volta si ostina negli stessi oggetti come un corvo sul cadavere. Le prime volte fecero gagliarda impressione su di lui, lucenti di tanti accessorii; ora stanno lf, ingialliti, disabbelliti, nudi e crudi. Ritornano, ma semplici parole, che non risvegliano piú alcuna emozione nel suo cuore; sta innanzi a loro, vuoto e freddo. Parla d’amore e non è piú innamorato; verseggia, e non è piú poeta; è un semplice letterato. L’arte muore, e comincia il mestiere, scimia di quella. Ripete sé stesso insipidamente e meccanicamente: monotonia della sua anima, che s’appicca al lettore e lo annoja. Questo stato di stagnazione e di ozio interno, di cui è frutto in poesia l’ariditá, l’insipidezza e le freddure, è però ben raro nel Petrarca. Il piú spesso nelle sue ripetizioni vuol fare illusione a sé ed al lettore, e si sforza di dare del nuovo. Lo sforzo è il simulacro della vita, perduta la forza. Lavora con la riflessione, aguzza le idee, gioca con le cose e con le parole, spinge il pensiero e l’immagine fino all’assurdo.

L’acuta riflessione del Petrarca si ficca troppo spesso dove non è chiamata, ed anche ne’ momenti di schietto calore poetico. Di che quella sua tendenza a costringere talora in un verso solo cose e rapporti lontani, che ora annunzia velocitá