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IV

LAURA E PETRARCA


Il Canzoniere è la conseguenza di questa situazione. E innanzi tutto, poiché questo amore non fa un passo, non giunge fino ad una dichiarazione, fino ad una espansione confidenziale, avvolto in un costante equivoco, da cui nessuno de’ due osa uscire, chiamato per tacito accordo amicizia spirituale e casta, ma non si che il sospetto di Laura si scemi o il desiderio del Petrarca si temperi; che cosa, posta questa situazione, può essere, che cosa è Laura? Laura è una Dea, non è ancora una donna.

Si crede a torto che la Dea sia piú perfetta della donna, come si crede che l’ideale sia piú perfetto del reale. La Dea è la donna iniziale, ancora nelle sue qualitá generali, non realizzate; è il genere, il femminile, il pensiero di una epoca sviluppatosi dal dogma o dal simbolo religioso, uscito dalla nuditá dell’astrazione metafisica, vestito d’una prima forma dalla poesia, ma d’una forma ricordevole, in cui il pensiero si ricorda ancora, se posso dir cosí, del passato, da cui si è sciolto di fresco. Quel pensiero prende una faccia, diviene bellezza che innamora di sé le immaginazioni, acquista un nome di battesimo, si chiama Laura o Beatrice. La donna del Medio evo o è rozza materia di piacere, frutto di plebea barbarie, o è concezione metafisica e religiosa; o è terra, o è Dea. La Dea non ha preso le spoglie dell’umanitá, mescolatasi in mezzo agli avvenimenti; ma è l’ideale dell’uomo attraverso il cammino