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82 saggio critico sul petrarca


Promesse, assicurazioni, proteste, dubbii, timori, speranze, una grande varietá di sentimenti si succede con tanta rapiditá, che ciascuno fa una breve apparizione in un sonetto, e sparisce prima che abbi potuto fissarlo. Sono punture di spilla, impressioni momentanee, di cui spesso non trovi piú traccia in nessun altro sonetto. Eccone un esempio. Rimprovera carezzevolmente Laura che dubiti dopo tante prove del suo amore, in un sonetto affettuoso e verso la fine eloquente, quando nel lontano orizzonte dell’avvenire vede la sua immortalitá e quella di Laura:

                                         Lasso, ch’i’ ardo, ed altri non mel crede;
Si crede ogni uom, se non sola colei
Che sovr’ogni altra e ch’i’ sola vorrei:
Ella non par che ’l creda, e si sei vede.
     Infinita bellezza e poca fede,
Non vedete voi ’l cor negli occhi miei?
Se non fosse mia stella, i’ pur devrei
Al fonte di pietá trovar mercede.
     Quest’arder mio, di che vi cal si poco,
E i vostri onori in mie rime diffusi
Ne porian infiammar fors’ancor mille:
     Ch’i’ veggio nel pensier, dolce mio foco.
Fredda una lingua, e duo begli occhi chiusi
Rimaner dopo noi pien di faville.
     

Il Petrarca è stato rimproverato di monotonia; gli si può rimproverare piuttosto di passare con troppa incostanza, e quasi di sonetto in sonetto, di una situazione in un’altra. Non ci è altro sonetto, nel quale trovi cenno di una situazione espressa qui con tanta magnificenza. Alfine è stanco, viene l’impazienza, il fastidio, un: — Bisogna farla finita — : sono i momenti d’abbandono e d’umor nero. Vuole e disvuole, dice e disdice, s’allontana e s’avvicina, parte, ritorna, riparte, fugge gli uomini, erra pei campi, cade in malinconia, in vuoto e molle fantasticare, il palliativo della noja è corrosivo non meno di lei. Allora si domanda con un certo sbigottimento: — Cosa è dunque quell’amicizia platonica che lo turba, gli rende impossibile il lavoro? — . Laura non è piú la divina creatura che