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88 saggio critico sul petrarca


poetica, un mestiere da sfaccendati, oggi comincia ad andar giú, divenuto una rara e pura forma d’imitazione: il che non toglie che gli stranieri, per un buon secolo almeno, non seguitino a chiamarci i sonettisti. Come il pittore, il quale in una serie di fatti non vi può cogliere che un fatto solo, ed in quel fatto un solo momento; il sonetto s’accosta alle arti dello spazio, può come in un quadro raccogliere gli accessorii di un pensiero o d’una immagine unica, può meglio rappresentare il simultaneo che il successivo. Ci è nella vita impressioni ed apparizioni fuggevoli, che durano un istante e passano; passano per sempre, se il poeta non le coglie a volo e non le fissa. Tali sono i temi de’ sonetti petrarcheschi: il pallore, il cantare, il piangere, l’arrossire, questa o quella attitudine di Laura, un pensiero acuto, una’ rapida emozione. Nel flutto delle immagini che gli si attraversano ce n’è qualcuna che fa sul poeta piú viva impressione; ed ecco te la incastona ne’ suoi quattordici versi. Il sonetto è una forma accomodatissima al suo genio. Le sue impressioni volubili, senza premesse e senza conseguenze, hanno la loro adeguata espressione in quella totalitá chiusa in sé stessa, che chiamasi sonetto, il poema d’un quarto d’ora.

In questa forma elementare il pensiero è come ancora inviluppato nel suo guscio; ma talora il cuore è troppo pieno e vuol traboccare; quel pensiero vuol uscire, uscir tutto intero. Allora l’angustia del sonetto non è sufficiente; ed il poeta pone mano alla canzone, forma nobile e larga, di cui son degni solo quelli che hanno l’anima eloquente. Questa è la forma epica della lirica, ne’ suoi misurati intervalli liberissima, pieghevole a molte specie di argomenti, procedente per una lunga scala di toni, dal maestoso fino al tenue ed al grazioso, trasformabile secondo i tempi. Ed il Petrarca, che ha fatto i piú bei sonetti che si leggano nella poesia italiana, non è meno eccellente nel maneggio della canzone. Ma non con pari felicitá ha usato la ballata, il madrigale e la sestina. Delle due prime forme non c’era avanti alcun concetto chiaro, né presso di lui hanno ancora una ragione d’essere. La ballata è come l’embrione della