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366 storia della letteratura italiana


nelle corti, e alcuna lontana reminiscenza ne davano le compagnie di ventura. Cavaliere e cavallo era ancora il tipo della storia, l’ideale eroico celebrato nelle giostre e riflesso ne’ romanzi. Se ne scrivevano in dialetto e in volgare. Tra gli altri, che venner fuori, sono degni di nota l’Aspromonte, l’Innamoramento di Carlo, l’Innamoramento di Orlando, Rinaldo, la Trebisonda, i Fioretti de’ paladini, il Persiano, la Tavola rotonda, il Troiano, la Vita di Enea, la Vita di Alessandro di Macedonia, il Teseo, il Pompeo romano, il Ciriffo Calvaneo. Il maggiore attrattivo era la libertá delle invenzioni: si empivano le carte di «fole e di sogni», come dice il Petrarca; e chi le dicea piú grosse, era stimato piú. Questo elemento fantastico penetrò anche ne’ misteri, come nelle laude era penetrato il canto popolare. Le rappresentazioni presero una tinta romanzesca: l’effetto, non potendosi piú trarre da un sentimento religioso che faceva difetto. si cercava nella varietá e nel maraviglioso degli accidenti, com’è il San Giovanni e Paolo di Lorenzo.

Il romanzo adunque era penetrato in tutti gli strati della societá, e dalle corti scendeva fino ne’ piú umili villaggi e di lá risaliva alle corti. La plebe aveva i suoi cantastorie, la corte aveva i suoi novellatori. E non si contentavano di riferire i fatti come erano trasmessi dalle cronache e dalle tradizioni, ma vi aggiungevano del loro non solo nel colorito e negli accessorii, ma nella invenzione. Il Boccaccio recitava i suoi romanzi a corte e tra liete brigate, come immagino fossero recitate le sue novelle. Il suo Fiorio, il Teseo, il Troilo lasciarono poco durevole vestigio, perché argomenti poco popolari e guasti dall’erudizione e dalla mitologia. Ma l’impulso da lui dato fu grande; e la ballata, la novella, il romanzo, ciò che chiamasi «letteratura profana», divennero l’impronta del secolo, da Franco Sacchetti a Lorenzo de’ Medici. La cavalleria propriamente detta avea per suo centro gli eroi della Tavola rotonda e i paladini di Carlo magno. In antico la Tavola rotonda avea molta popolaritá, e Tristano e Isotta tennero per qualche tempo il primato. Il Boccaccio nell’Amorosa visione cita gli eroi principali di queste tradizioni normanne, come nomi giá noti e volgari. Ma la