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e languori e melodie, assai vicina al madrigale concettoso e galante, dove il Guarini era maestro. Bellissimo esempio sono le canzonette, che cantano le ninfe intorno ad Amarilli nel giuoco della «cieca».

Il secolo si chiude sotto le piú belle apparenze di progresso letterario. La sua vita interna è il naturalismo in viva opposizione con l’ascetismo. Vi si sviluppa l’idillico, il comico, il romanzesco, portandosi appresso come parti morte il petrarchismo e il classicismo. Questa vita nuova s’inizia nel Boccaccio, ritratto sintetico del secolo, dove commedia, idillio e romanzo fanno la loro prima comparsa. L’idillio, tranquillo riposo dell’anima nel seno della natura, ideale di felicitá contrapposto all’ inquieto ideale ascetico, attinge la sua perfezione estetica nelle Stanze, e fa sentire i suoi sussurri tra le fantasie ariostesche. L’idillio è il sentimento della natura vivente e delle belle forme, che si scioglie dal soprannaturale; è un naturalismo, non è ancora umanismo, e accosta l’arte alla natura, e nella maggior finitezza del disegno, de’ contorni e delle figure raggiunge l’idealitá della bella forma e produce i miracoli dell’arte e della poesia italiana. Il comico ha giá nel Boccaccio il suo grande poeta. È il riso della nuova generazione, che fa la parodia del passato ne’ suoi diversi aspetti, religioso, etico, dottrinale, in novelle, capitoli e commedie: onde si sviluppa una ricca letteratura, buffonesca, ironica, licenziosa, umoristica. E come il comico non chiude in sé alcuna affermazione, anzi viene da indifferenza e da scetticismo, ha tutt’i segni di una dissoluzione morale, di cui la piú sfacciata espressione sono le commedie dell’Aretino, e riesce in ultimo superficiale e frivolo. L’immaginazione, in quella insipidezza della vita interiore, in quella poca serietá della vita esteriore, si gitta al romanzesco, e vi si trastulla colla coscienza superiore di un intelletto adulto, con la coscienza che gli è un giuoco e un passatempo: situazione che attinge la sua bellezza artistica nel mondo armonico dell’Ariosto, e si scioglie nell’umorismo del Folengo. E quando, giunta la licenza al suo ultimo segno ne’ costumi e nello scrivere, vi si volle porre un rimedio e sopravvenne la reazione ascetica e platonica, quando