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ci fosse riuscito, si che Urbano scrisse sulla sua tomba : «novos orbes poêticos invenit». Mondi nuovi poetici ci erano allora, ed erano i mondi che creavano Camoens, Cervantes, Montaigne, Shakespeare e Milton. Ma in Italia, mancata ogni vita interiore, la novitá era nelle forme; ed, esausto il mondo latino, il Ombrerá si mise a cercar novitá nel mondo greco: «thebanos modos fidibus hetruscis adaptare primus docuit», dice Urbano. I quali «modi tebani» sono le strofe, l’antistrofe e l’epodo, accozzamenti di parole fuor dell’usato, costruzioni artificiali, una certa moralitá astratta e volgare, una sobrietá e semplicitá di colori. Forme meccaniche, le quali non vengono da virtú interiore, ma sono pura imitazione. Anzi niente è piú lontano dallo spirito del Chiabrera che la bellezza greca, quel candore, quella grazia e quella semplicitá; e spesso la sua semplicitá è ariditá, il suo candore è volgaritá, e la sua grazia è cascaggine; afilettato e pretensioso in quei modi e in quelle forme, che presso i greci sono vezzi natii. Veggasi il suo ditirambo. Del resto, piú che nell’eroico, riesce nel grazioso; e se oggi alcuna cosa si legge pure di lui, sono alcune sue canzonette. Ma chi ricordi l’Aminta, giudicherá queste canzonette assai povera cosa. Anche il Gravina studiò alla greca semplicitá, come medicina al secolo tronfio e manierato; e, sforzandosi di esser semplice, riuscí insipido, freddo e volgare. Gli è che l’imitazione greca, dopo tanto latineggiare, era il naturale sviluppo di un fatto puramente letterario e meccanico, non animato da alcuna vita interiore di poeta o di secolo.

Un altro poeta eroico fu il senatore Vincenzo Filicaia, di cui rimangono le canzoni per la liberazione di Vienna. Prende volentieri accento di profeta, e si dá tutta l’apparenza di un sacro furore. Sembra non parli, ma canti, anzi urli, col pugno teso, gli occhi stralunati, gli atti convulsi. Ammassa esclamazioni, interrogazioni, ripetizioni, con un grande rimbombo di suoni e di frasi. Pomposa rettorica, nella quale si scopre la simulazione della vita. Non è in lui alcun sentimento del reale, ma un calore d’immaginazione, un orecchio musicale ed una non mediocre abilitá nella fattura del verso, che gli assegna un posto tra’ poeti di second’ordine.