Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
200 | storia della letteratura italiana |
E il prezioso non è solo ne’ concetti, ma nelle forme, cercandosi i modi piú disusati in dir cose le piú semplici. Ecco un esempio di queste forme preziose nella Fortuna del Guidi:
Questa è la man che fabbricò sul Gange i regni agl’indi, e sull’Oronte avvolse le regie bende dell’Assiria ai crini; pose le gemme a Babilonia in fronte, recò sul Tigri le corone al Perso, espose al piè di Macedonia i troni. |
Tra’ verseggiatori piú preziosi e affettati è da porre il Lemene, e tra’ piú civettuoli e fioriti Giovambattista Zappi. La degenerazione del genere si vede nel Frugoni, il piú vuoto e il piú pretensioso.
Spettacolo assai istruttivo è questo di un popolo che per parecchie generazioni spende tutta la sua attivitá intorno a quistioni di forme, ed erge a suo obbiettivo la parola in se stessa, staccata da ogni contenuto. Che è divenuta Firenze, la madre di Dante, di Michelangiolo e di Machiavelli? Eccola, quale è vantata dal Filicaia;
Qui del puro natio dolce idioma l’oro s’affina, e se non è a’ di nostri spenta la gloria de’ toscani inchiostri, forse invidia ne avranno Atene e Roma... Qui d’ogni voce il peso, il senso, il suono a rigoroso esame ognor si chiama, e il reo si purga e si trasceglie il buono. Onde l’alto lavor fregia e ricama la gran maestra del parlar, che trono erge a se stessa ed a se stessa è fama. |
Firenze è la gran maestra della parola. Lá è il suo trono e la sua fama. E qual maraviglia che gli uomini di qualche ingegno, trovando insipida e invecchiata la parola, l’ornano, l’aguzzano, l’imbellettano e, come dice il Filicaia, vi fanno intorno fregi e ricami? Né ci è coscienza che tanto liscio al di fuori, con tanta insipidezza e vacuitá nel fondo, è