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352 | storia della letteratura italiana |
che il mal costume introducono a spanne: credo il dimonio al torchio le mettesse. Chi dice: — Egli è un comporre alla francese.— Certo è peggior del mal di quel paese. |
La sua Marfisa è una caricatura de’ nuovi romanzi, alla maniera del Chiari. Carlo magno e i paladini diventano oziosi e vagabondi; Bradamante una spigolistra casalinga; Marfisa, l’eroina, guasta da’ libri nuovi, vaporosa, sentimentale, isterica, bizzarra, e finisce tisica e pinzochera. La mira era alle donne del Chiari e de’ romanzi in voga. Gli parea che quel predicar continuo «dritti naturali», «leggi naturali», «religione naturale», «uguaglianza», «fratellanza», dovesse render gli uomini cattivi sudditi, ammaestrandoli di troppe cose e avvezzandoli a guardare con invidia al di sopra della loro condizione. Questo pericolo era piú grave, quando massime tali fossero predicate in teatro, che non era una scola, ma un passatempo; e invocava contro i predicatori di cosi nuova morale la severitá dei governi. Il povero Chiari non ci capiva nulla. Goldoni, che era un puro artista come il Metastasio, buon uomo e pacifico e che di tutto quel movimento del secolo non vedeva che la parte letteraria, dovea trasecolare a sentirsi dipingere poco meno che un ribelle, un nemico della societá. Vi si mescolarono gl’ interessi delle compagnie comiche, che si disputavano furiosamente gli scarsi guadagni. Gozzi difendeva la compagnia Sacchi, tornata di Vienna e trovato il suo posto preso dalle compagnie Chiari e Goldoni. Il Sacchi era l’ultimo di quei valenti improvvisatori comici, che giravano l’Europa e mantenevano la riputazione della commedia italiana a Vienna, a Parigi, a Londra. Musici, cantanti e improvvisatori erano la merce italiana che ancora avea corso di lá dalle Alpi. La commedia a soggetto, alzatasi sulle rovine delle commedie letterarie, accademiche e noiose, era padrona del campo a Roma, a Napoli, a Bologna, a Milano, a Venezia. Era, della vecchia letteratura, il solo genere vivo ancora, considerato gloria speciale d’ Italia e solo che ricordasse ancora in Europa l’arte italiana. Gli attori venuti in qualche fama andavano a Parigi, dov’erano meglio retribuiti. Ma, come