Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/369

Da Wikisource.

xx - la nuova letteratura 363


è nella ingenuitá delle sue impressioni, curiositá, maraviglia, sospensione, terrore, collera, pianti, riso, com’ è ne’ racconti delle societá primitive. Questa ingenuitá è perduta : la naturalezza di Gozzi è negligenza e volgaritá. Quelle apparizioni non hanno per lui serietá, sono giochi e passatempi: perciò scherzi abborracciati e senza alcun valore proprio, che, aiutati dalla mimica, da’ lazzi, dallo scenario, potevano produrre effetto nella rappresentazione, e alla lettura piacciono, senza che ti lascino nell’animo alcun vestigio. Il Baretti predicava in lui un nuovo Shakespeare; e, quando gli falli alla prova, se la prese con lui furiosamente, come l’avesse tradito, e dovea prendersela con se medesimo, che andava sognando uno Shakespeare nel secolo decimottavo. Che avvenne? La commedia popolana ritornò nel suo pantano, con le sue maschere, le sue indecenze e le sue volgaritá; e di Gozzi rimase una bella idea, presto dimenticata. La societá prendeva altra via e seguiva Goldoni.


iv


Il movimento a Venezia rimase puramente letterario. C’era un centro toscaneggiante nell’accademia de’ Granelleschi, divenuta presto ridicola, della quale erano anima i fratelli Gozzi; e c’era dall’altra parte Goldoni con intenzioni piú alte, che attingevano l’organismo dell’arte. Il solo Carlo Gozzi presenti il significato politico del movimento e sonò la campana a stormo; ma nessuno rispose, perché il nemico non si trovò. Goldoni anche a Parigi non ci capiva nulla in quel vertiginoso rimescolio d’idee, e Rousseau non era per lui che un fenomeno curioso, un magnifico carattere da commedia, qualche cosa come il «burbero benefico». Questa sua concentrazione in un punto solo e la sua perfetta innocenza in tutto l’altro fu la sua forza e la sua debolezza. La sua idea fissa, ch’era rappresentare dal vivo e dal vero e non guastar la natura, era il principio rinnovatore della letteratura, negazione dell’Arcadia, ricostituzione del contenuto e della forma, incarnato in alcune