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90 storia della letteratura italiana


perché nella sua natura ci entrava molto del poetico. Vedilo nell’osteria giocare con l’oste, con un mugnaio, con due fornaciari a «picca» e a «tric trac»:


E... nascono mille contese e mille dispetti di parole ingiuriose, e il piú delle volte si combatte un quattrino, e siamo sentiti nondimanco gridare da San Casciano.


Questo non è che plebeo, ma diviene profondamente poetico nel comento appostovi:


Rinvolto in quella viltá, traggo il cervello di muda e sfogo la malignitá di questa mia sorte, sendo contento mi calpesti per quella via, per veder se la se ne vergognasse.


Vedilo tutto solo pel bosco, con un Petrarca o con un Dante, «libertineggiare» con lo spirito, fantasticare, abbandonato alle onde dell’immaginazione:


Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; ed in sull’uscio mi spoglio quella vesta contadina piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali, e rivestito condecentemente entro nelle antiche corti degli antichi uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui: dove io non mi vergogno parlare con loro e domandare della ragione delle loro azioni, ed essi per loro umanitá mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertá, non mi sbigottisce la morte: tutto mi trasferisco in loro.


Quel «trasferirsi in loro», quel «libertineggiare» sono frasi energiche di uno spirito contemplativo, estatico, entusiastico. Ci è una parentela tra Dante e Machiavelli. Ma è un Dante nato dopo Lorenzo de’ Medici, nutrito dello spirito del Boccaccio, che si beffa della «divina commedia» e cerca la commedia in questo mondo. Nella sua utopia è visibile una esaltazione dello spirito, poetica e divinatrice. Ecco : il principe leva la bandiera, grida: — Fuori i barbari! — a modo di Giulio. Il poeta è li; assiste allo spettacolo della sua immaginazione: