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DELLE DONNE 215


Alle dichiarazioni dei poeti intorno ai pregi ed ai diritti del sesso femminile corrisposero pienamente, in Italia, le sentenze dei dotti e degli eruditi, a cominciare appunto dal secolo decimosesto. Ed anzi fu propriamente il tema della nobiltà del sesso femminile, eguale o superiore a quello del sesso maschile, uno dei più frequentemente propugnati e più ingegnosamente svolti dagli accademici di quel secolo e del successivo, i quali ci lasciarono in proposito una ben più copiosa messe di scritti di vario valore, che non i posteriori secoli infino a noi. Si comprende di leggieri che ciò sia stato, al riflettere che la cultura femminile fu al tempo del rinascimento e per alcuni secoli dopo

    letterarie del seicento che contengono elogi del sesso femminile. Non mi sembrano però indegni di menzione i seguenti componimenti: Moderata Fonte, Canzone in onore delle donne, di cui un brano è riferito da Costanza Marinella nell'opera: Della nobiltà ed eccellenza delle donne, Venezia 1601, p. 32, della quale parlerò più avanti nel testo; un sonetto di un Diomede Borghese di Siena, riferito dal Bronzino, Della dignità e nobiltà delle donne, id., p. 32, giornata 1a; una canzone di Scipione Francucci in lode delle donne (ib., giornata 3a, p. 89), nella quale è notevole un passo in cui si invoca l'amministrazione della giustizia per opera delle donne, dicendovisi fra le altre cose:

    Poiché all’amore, e a la pietà natia
    La donna ha in un congiunto
    Un rigore incorrotto, come sia
    Nata al regnare a un punto
    E mostra nel sembiante peregrino
    Un non so che di provido e divino,

    e segue citando l’esempio degli antichi Germani; un bel sonetto di Orazio Visdomini, dedicato alla citata Costanza Marinella e da lei stampato in testa alla sua opera anzidetta, e dove è notevole il seguente passo:

    Sai tu, che sarìa l’uom privo di questa,
    Di natura e del ciel gran maraviglia,
    Donna, gran don di Dio, luce del mondo?
    Una bestia selvaggia ed un molesto
    Peso alla terra, che al mal sol si appiglia,
    Forsennato, crudel, vile ed immondo.

    A somiglianti dichiarazioni, che sono numerosissime nella letteratura italiana, assai più che a pochi isolati passi bisogna aver riguardo onde giudicare qual sia l'opinione che vi predomina circa il merito femminile. Della seconda categoria sono e il celebre detto del Petrarca: femmina è cosa mobil per natura, e l’altra pur notissima terzina del Sannazaro:

    Nell'onda solca e nell'arena semina
    E il vago vento spera in se raccogliere
    Chi sua speranza fonda in cuor di femmina.