Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/15

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libro primo 3

potuto spingersi coll’immaginazione fino alle estremità della terra stessa discorrendone la circonferenza.

E primamente la dimostrò, qual essa è nel vero, tutta circondata all’intorno dall’oceano. Delle varie sue parti poi altre le nominò, altre le accennò con alcuni indizii: nominò espressamente la Libia, l’Etiopia, i Sidonii e gli Erembj (che ben si direbbero Trogloditi Arabi); ma le parti orientali e dell’occidente le designò con dire che sono circondate dall’oceano. Perocchè egli pone che dall’oceano si leva ed in quello tramonta il sole, e così parimenti anche gli astri:

                             . . . . . . E già dal queto
                             Grembo del mare al ciel montando il sole
                             Co’ rugiadosi lucidi suoi strali
                             Le campagne feria1
                             . . . . . . . In grembo al mar frattanto
                             La splendida cadea lampa del sole,
                             L’altra notte traendo sulla terra2.

E dice eziandio che gli astri si lavano nell’oceano3.

Degli occidentali poi ci mostra la felicità e il buon clima ch’essi godono; avendo per quanto pare saputo delle ricchezze4 d’Iberia, dove portarono l’armi Ercole e poi i Fenicii (i quali v’ebbero anche grandissima signoria) e finalmente i Romani. Perocchè di quivi traggono i fiati di Zefiro: e quivi è dove il poeta immagina

  1. Il., lib. vii, 421; traduzione del Monti.
  2. Il., lib. viii, 485.
  3. Il., lib. v, 6.
  4. Il Silandro leggeva τὸν πλοῦ la navigazione: ma dopo il Casaubono leggono tutti πλοῦτον. Così il Coray ed il Siebenkees.