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libro primo - capitolo decimo 305

nemico a dicevoli accordi, non era di offesa ma di difesa. Quando ancor sanguinavano le ferite per la disfatta, io avea assicurati i rettori della repubblica francese che il Piemonte era in grado di riprendere le armi e far una resistenza lunga, dura, terribile; e le mie ragioni erano loro parute cosí plausibili che gl’indussero a prometterci un presidio per affrettare la pace. Ora dopo il respiro di piú di un mese si smentivano solennemente le mie parole, quasi che il confessarsi imbelle contribuisca a rendersi autorevole. Né quando l’Azeglio avesse usato lo stesso linguaggio, sarebbe potuto essere convenuto di folle vanto; giacché se «la guerra offensiva, italiana, nazionale, la guerra dell’indipendenza era impossibile, non cosí una guerra difensiva, piemontese, dinastica: in questo caso, e dalle influenze delle grandi potenze e dagl’impeti della disperazione il Piemonte avrebbe certo tratto tanta forza e tanta energia da salvare l’integritá del suo territorio e le sue libertá»1. Tale voleva essere il preambolo di ogni discussione, se si aspirava a una pace veramente onorevole. Il Piemonte dovea dire all’Austria: — O consentite a patti ragionevoli o venite ad assalirci, se ve ne dá il cuore e se la Francia, l'Inghilterra ve lo consentono. Noi ci difenderemo e siamo atti a farlo con fiducia di buon successo. Assaggiate di nuovo, se vi basta l’animo, le destre piemontesi: provate il ferro dei nostri prodi combattenti per le mura e le sostanze paterne, per la vita e l’onore delle mogli e dei figliuoli; e vi ricorderete ciò che avvenne ai francesi in sul principio e ai vostri avi nel mezzo del passato secolo. — Questo parlar generoso, corroborato dai militari apparecchi, avrebbe atterrito l’Austria inabile a un tal cimento, e agevolato i neutrali bramosi di pace a vincere le sue renitenze. Per tal guisa potea provvedersi almeno in parte a quella nazionalitá italiana per cui l’Azeglio, nobilmente ma inutilmente, s’interpose nel corso dei negoziati!2; giacché un popolo (diciamlo pur con franchezza) non solo non può ma non merita di preservare il suo essere

  1. Carutti, Rivista italiana, giugno 1849, p. 731.
  2. Histoire des négociations etc., pp. 54, 59.
V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - i. 20