Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/384

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Camillo Cavour all’azienda del commercio e poi alle finanze,

ebbe per un lato pregio e merito di progresso verso i periodi

anteriori, atteso alcune qualitá egregie del nuovo ministro.

Fra le quali campeggiano una ricca suppellettile di cognizioni

positive intorno all’economica, aH’amministrativa, al traffico, e

una operositá rara in una provincia che per le cose pubbliche

è albergo antico e privilegiato di pigrizia. Ma dall’altro lato egli

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rinforzò il carattere giá prevalente nel Consiglio e poco acconcio all’ufficio egemonico. Imperocché nel modo che il regno costituzionale di Carlo Alberto incominciò con Cesare Balbo, quello del successore ebbe quasi principio con Massimo di Azeglio, il quale partecipa col suo nobile amico alla lode di essere l’interprete piú insigne di quel liberalismo che ho altrove chiamato «patrizio». L’elezione sarebbe stata ottima se questo elemento non fosse stato disgiunto dal popolano, troppo necessario in una etá democratica a compiere il nazionale. Il qual difetto, come vedemmo, fu causa di errori e di danni notabili. Ora l’aggiunta del nuovo ministro accrebbe una qualitá che giá soverchiava, e di piú ne rendette men buona la direzione; cosicché per questo rispetto nocque all’indole generale del governo anzi che migliorarla. La materia è cosi importante che merita attenta e speciale considerazione, imperocché nell’ indirizzo politico dato dal Cavour alle cose piemontesi mi par di avvisare (se mal non mi appongo) uno dei maggiori ostacoli che si attraversino all’egemonia sarda, e quindi uno dei maggiori pericoli che sovrastino alla monarchia.

L’egemonia è un atto autonomico e presuppone quella maggior libertá e indipendenza di cui uno Stato è capace. Imperocché tu non puoi dirigere e inviare gli altri Stati consorti di favella e di stirpe, se non sei padrone appieno di te medesimo e libero ne’ tuoi moti. Un piccolo dominio non può trovare tal energia solo in se stesso: uopo è dunque che la cerchi di fuori. — Ma il buscar di fuori l’autonomia non è egli una ripugnanza? — No, se la pigli dalla nazione a cui ti attieni. Imperocché la nazione non è cosa esterna, anzi ella ti è intima quanto tu sei a te proprio; e nel modo che le membra al corpo,