Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/158

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che il suo panegirico poteva fondarsi sopra base più solida assai. Che quel fiore di gentiluomo mi componesse l’elogio come il tristo barbiere da Firenze rase la barba al pellegrino per lo amore di Dio235, io non lo voglio credere; piuttosto penso che, avendo preso lo impegno di trattare di tante Bestie, non potesse dilungarsi soverchiamente sopra di me ed in questa fiducia, come Animale discreto, io gli perdono. Tuttavolta ebbi per vera la opinione del signor Thackernay, il quale con bella ingenuità nella Fiera degli scemi affermò non essere pervenuto il chiarissimo signor conte Buffon, nonostante l’egregio volere, a rimettere l’Asino in quel credito come merita. Donde i savii ricavarono la massima che veruno amico, per isviscerato che sia, può avvantaggiare i fatti tuoi meglio che da te stesso, e stringendo la esperienza dentro un proverbio, ne composero la regola; chi fa da se, fa per tre. Siccome i vecchi i quali sembra che abbiano sempre torto a venti anni, si conosce a quaranta com’essi abbiano quasi sempre ragione; così non intesi a sordo ed ora è quello che intendo fare e fo.

Io troppo bene so e confesso, che umile schiatta non toglie, all’opposto accresce gloria alla eccellenza dei fatti, nè a Brandissa principe di Schiavonia, nè a Pertinace imperatore nocque essere figliuoli di carbonaio, nè a Marco Settimo di muratore,