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Il Canzoniere 207


CXLVI.

Errando, sempre rimpiange la Mencia assente ma presente in ispìrito.
        Madrigale.


Vommene errando, ahi lasso!
     Di pena in pena, e d’uno in altro scempio,
     Per sassi, selve, fiumi, colli e monti:
     Nè punto il duro ed empio,
     5Aspro destino, mai mi lascia un passo.
     Ma da quest’occhi sorger fa due fonti,
     Che mai li fiumi al mar non fur sì pronti
     Il lor tributo dar or grande, or poco,
     Com’io ricorro allegro a chi m’ancide.
     10Che val se mi divide
     Per tanto spazio Amor dal mio bel fuoco,
     Se ’l pensier stende l’ali
     U’ sta sul Mencio la mia Donna in giuoco?
     Ei là mi lega dove i primi strali
     15Fer l’altre fiamme in un momento frali.


V. 1. Vommene, me ne vo. Usato dal Petrarca, Canz., XVIII, v. 7.

V. 3. Verso poco dissimile dal v. 9 del sonetto precedente: e per entrambi vedi nota al v. 19, della [[Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CXXVIII - Di campo in campo e d'una in altra piaggia|Canzone CXXVII]].

V. 6. Fa, il mio destino, sgorgar dai miei occhi due fonti di pianto. L’immagine è tolta dal Petrarca: «E di duo fonti un fiume in pace vòlto», Canzoniere, CV, v. 67; «O occhi miei, occhi non già, ma fonti», ivi, CLXI, v. 4.

V. 13, In giuoco, che mi uccide tra i sollazzi. Verso che già trovammo tal quale al son. LXXIX, v. 8.

V. 15. Accenna ad altri suoi amori, che quel della Mencia fece cadere nell’oblìo.