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Anno VIII. Sabato, 4 Dicembre 1909. N. 49


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.


Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. — Fiera di beneficenza per l’Asilo Infantile Convitto dei Ciechi — Per l’Asilo Convitto Infantile dei Ciechi — Opera di Assistenza agli Operai Italiani emigrati in Europa e nel Levante — Pagliuzze d’oro.
Educazione ed Istruzione. — Il bene alle porte di Milano.
Religione. — Vangelo della domenica quarta d’Avvento.
Società Amici del bene. — Pei Carcerati tubercolosi di Pianosa — Francobolli usati.
Notiziario. — Necrologio settimanale — Diario ecclesiastico.

Beneficenza


FIERA DI BENEFICENZA

per l’Asilo Infantile Convitto dei Ciechi

Quando questo numero del Buon Cuore giungerà nelle mani dei nostri lettori, la Fiera sarà nel suo massimo fervore. Il suo splendido risultato non può essere dubbio. Esso già appariva alla vigilia di cominciare. Nel salone erano già allineati gli undici grandi banchi, addobbati in modo conveniente e uniforme, per ricevere la merce che sarebbe arrivata. E la merce non tardò ad arrivare. E quanta merce! Non bastando a portarla i piccoli carri usuali, furono messi a profitto anche gli automobili. Alla sera del mercoledì, i piani lisci dei tavoli erano scomparsi per dar luogo a montagne di indumenti di tutte le specie, di tutte le forme, di tutti i colori, coltri, scarpettine, camicie di flanella, scialli, cuffiette, fazzoletti, calze, guanti, lenzuola, fodere; e a destra entrando il gran banco della pesca.... oh quanta roba! Quanti capi tra grandi, piccoli e piccolissimi si trovavano disposti in giro sui gradini a scalinate? Più di seimila!

E a fianco dei banchi, e nelle corsie, un andare un venire, un affacendarsi di signore e signorine, a levare dai bauli, dalle cassette, quanto vi era accatastato, e disporlo sui banchi, coll’intento che al molto venisse compagna nella disposizione variata, armonica, di tutti gli oggetti, l’attrattiva del bello.

Sul gran banco di centro, sopra un doppio rialzo, spiccavano i doni delle LL. Maestà le Regine, in alto i due vasi biscuit con decorazioni in bronzo dorato della Regina Elena, e sotto il gran vassojo di metallo argentato, con
due bottiglie e dodici bicchierini di cristallo della Regina Margherita. Quanto volentieri si spenderanno i due franchi per mettersi nella gradita possibilità di divenire i fortunati possessori o dell’uno o dell’altro dei doni! È questione di buona volontà.

La buvette era là in alto, sul palco, col suo banco lunghissimo, dalla candida tovaglia, coi piccoli tavolini disposti in giro, che già facevano grazioso invito ad assidersi, per addentare le piccole lecornie di marons glacés, degli africani, e sorbire la tazza fumante del caffè, della cioccolata, del thè!

Una novità della Fiera di quest’anno. Il Rettore dell’Istituto e dell’Asilo aveva avuto l’idea di far disegnare sopra una delle pareti del salone dell’Asilo un dipinto che rappresentasse Cristo che chiama intorno a sè i bambini. Intanto, come segno del suo desiderio, si era accontentato di far scrivere sulla parete destinata a ricevere il dipinto: Sinite parvulos venire ad me.

L’idea era geniale: il difficile stava nel farla eseguire: tanto più che il Rettore si era fissa nella mente un’altra idea un po’ curiosa: di fare eseguire il dipinto gratis, e, ben inteso, bene.

Gli è andata bene anche questa. Un giovane pittore, il sig. Arturo Albertazzi, che aveva già dato prova della valentìa del suo pennello col ritratto del principe Carlo Castelbarco Albani, non si mostrò ritroso alla proposta. A parte le spese materiali, egli avrebbe fatto il quadro a olio, da applicarsi al muro quasi fosse un affresco.

Il quadro fu fatto. È una tela grandiosa, di quattro metri di lunghezza, e due e mezzo di altezza. Prima di essere collocato al suo posto nel salone dell’Asilo si volle che figurasse nel salone dell’Istituto, in occasione della Fiera. Così potrà essere veduto e ammirato da tutti gli avventori e compratori.

Il quadro rappresenta una visione. È Cristo che appare, in bianco paludamento, scendendo da una collina, come venisse dal Cielo. Richiama il quadro del Carcano, col titolo: Cristo bacia l’umanità. Qui è Cristo che bacia l’infanzia. Di contro a Cristo, che scende, con le braccia aperte in atto di amore, ecco salire a lui una schiera di bambini, guidati e portati dalle loro madri. Gli atteggiamenti sono diversi, ma l’espressione è una sola: guardare il Salvatore, andare verso di lui colla confidenza, colla speranza, di essere bene accolti, di rice-