Pagina:Isocrate - De' doveri del sovrano.djvu/18

Da Wikisource.

— 18 —

ti avvicina ti giudica dalli costumi e moralità de’ tuoi affezionati.

Gli affari cui non puoi per te stesso sopraintendere commetti agli altri, sempre però pensando che quanto faranno sarà a te attribuito.

Tieni fedeli non quelli che sono presti a lodare ogni tua azione 1 o parola, ma chi ha il coraggio di redarguirti degli errori e dei vizii.

Ai saggi dà libertà di francamente esporti il proprio avviso, 2 affinchè nelle gravi e difficili bisogne dello stato che ti calerà prendere ad esame con essi non ti venga meno il loro aiuto.

Separa quelli che professano, quasi arte, l’adulazione 3 dagli altri che ti coltivano per affetto, affinchè i cattivi non si trovino in migliore condizione de’ buoni.

Pondera quanto uno dice dell’altro, e poni ogni cura in indagare la causa che lo muove.

I calunniatori assoggetta alla pena stessa che sarebbe stata inflitta al calunniato 4.

Comanda a te stesso con non minore impero che sugli altri, e tieni regalissimo officio non farsi padroneggiare da inoneste pas-

  1. Je ne connais pas plus grands ennemi des hommes, que l’ami de tout le monde, qui toujurs charmè de tout encourage incessament le méchants, et flatte par le coupable complaisanse le vices, d’où naissent toutes le desordres de la societé — (Rousseau)
  2. Isocrate era autorizzato dal suo carattere a suggerire questo gran mezzo di governo, poichè egli aveva offerto a tutta la Grecia luminoso esempio della indipendenza delle sue opinioni, disapprovando la condanna di Socrate pronunciata dall’Areopago, e comparendo il dì appresso alla morte di lui nel foro in gramaglia. — Rispettarono però gli Ateniesi questo nobile dolore, questa protesta della giustizia oltraggiata? Lo trattarono da sedizioso. Così la virtù si ammorza, s’insterilisce, ed a lungo si estingue ne’ popoli.
  3. L’adulazione è il veleno che nascosto in soave liquore attossica la virtù; è prestigio che rende per lo più i potenti trastullo de furbi. Quanti regni fiorentissimi non andarono a perdizione per l’adulazione!
  4. In ogni forma di reggimento la calunnia è un male detestabile, ed a reprimerla non è a perdonarsi ad ordine alcuno — Questa necessità è dimostrata nel trattato di Luciano samosateno, che su questo argomento tradussi dal testo greco, e pubblicai per i tipi del Tinti-Merlani Bologna 1843. —