Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/33

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

DISCORSO PRELIMINARE

straccio di porpora invecchiata dalle sue spalle a quelle di Francesco Petrarca laureando; così dopo morte giunse a scroccarsi anche il nome di poeta, egli che la poesia reputava arte frivola e poco stimava i poeti e teneva Virgilio per uom da favole1, perchè furon trovate fra le sue carte certe rime d’un povero notaio bolognese. Bonagrazia, detto poi Graziuolo, figlio di Bambagliolo (Bambagliolo e Bambaglioli, non bambagiuoli, han sempre i documenti bolognesi), ebbe titolo di notaio nel 1311, era degli Anziani nel 24 e cancelliere del Comune nel 25; ma nel 34, un mese dopo la cacciata di Bertrando del Poggetto il quale di legato pontificio con promettere a Bologna che diverrebbe sede al pontefice reduce in Italia se n’era fatto signore, venne con tutti di sua famiglia dai dieci ai sessanta anni, come guelfo, bandito. E di tanta riputazione era tra i Guelfi, che un fra Guido Vernano da Rimini dell’Ordine de’ predicatori dedicava a lui un trattato contro la Monarchia di Dante, che conservasi nella Classense di Ravenna. Nè oltre il 34 se ne ha più notizia: dovea esser morto nel 43, in cui Giovanni suo figlio fa istanze per un curatore2. Nell’esiglio compose il Trattato delle Virtù morali in cento cobbole a imitazione dei Documenti d’amore del Barberino, l’ornò di commenti latini (nella Riccardiana di Firenze se ne ha un volgarizzamento contemporaneo), e con lettera pur latina lo indirizzò al provenzale Bertrando del Balzo conte di Monte Scaggioso, cognato a Roberto di Napoli, e allora capitano de’ Fiorentini. Nella lettura si qualifica, come il ghibellino Dante, exul immerite; e dice: «Quia nemo igitur me conduxit ut sub sancta operatione aut reipublicæ bono onere vel officio, sicut in Domino vere desidero, mea posset humilitas fatigari; ne sub otiosa perditione temporis inimica virtutis ulterius residerem, hujus relegationis impietate durante quam illa fallax, æmulationis calamitas odiosa paravit, qua mors introivit in orbem

  1. Boccaccio: De Genealogia Deorum, XIV.
  2. G. Fantuzzi: Notizie degli scrittori bolognesi, t. I, Bologna, 1781; e S. Muzzi: I poeti bolognesi anteriori a Dante, nell’Almanacco statistico bolognese pel 1840.

— 27 —