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Pagina:Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869.djvu/16

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progetto d'una grande Associazione nazionale fu per due volte caldeggiato.[1]

Anco il sig. commendatore Garelli discusse con amore sul tema delle Biblioteche popolari, ed espresse alcuni pensieri net 1866, in varie lettere al cav. L. Sani di Reggio e nel buon giornale il Maestro degli adulti, ritenendo importante complemento della scuola la Biblioteca popolare.

Quando all’analfabeto, dic’egli, avremo insegnato a leggere, l’avremo noi di molto migliorato? Noi non avremo fatto che mettergli in mano lo strumento per migliorarsi; ma se questo istrumento non sapesse o non potesse adoperare, a che gli varrebbe averlo acquistato? Bisogna dunque somministrargli o almeno indicargli i libri.

Il popolo legge? — Chi lo vorrebbe nell’ignoranza, dice che il popolo giuoca, beve, ma non legge. Noi che viviamo in mezzo al popolo possiamo dire che legge; e ne volete una prova? Osservate i mercati e le fiere anco dell’ultimo dei villaggi alpestri, vi troverete sempre il banco del libraio ambulante, perchè i libri sono cercati e sono cercati appunto perchè si legge e perchè la istruzione impartita nelle scuole ha fatto nascere il gusto d’attingere anco dai libri le aspirazioni più care del bello e del buono.

L’illustre professore non consente che le Biblioteche, per essere popolari di fatto, possano essere formate di libri via via raccolti per mille guise da private offerte di benefattori, e su que-

  1. IV Relazione sui progressi della Biblioteca Circolanti Pratese per A. Bruni. Firenze, Gaston, 1868.
    Delle biblioteche e dei libri popolari per A. Bruni, Firenze, Eredi Botta, 1869.