Pagina:Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869.djvu/17

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sto non v’ha dubbio quando lo dovessero rimanere con quei libri, ma certo potrebbero essere cambiati, venduti e mutati secondo le savie vedute dei promotori, ed anco opere buone in se stesse non bastano perchè, per essere popolari, bisogna che siano intese dal popolo. La Biblioteca popolare, egli dice benissimo, dovrebbe avere un libro che presenti breve, facile descrizione della nostra patria, divisa in regioni, con un cenno sui prodotti naturali a artificiali d’ognuna; un altro libro utilissimo sarebbe quello della storia del popolo, insegnata per biografie di uomini illustri che uscirono dallo sue file, la lettura di questo non mancherebbe d’infiammarlo dell’amor di patria; non dovrebbe pure mancare qualche libro di morale, ma resa popolare come quello dei Doveri degli uomini, dì Silvio Pellico.

Non sarebbe inopportuno qualche libro di drammi in cui l’azione, il dialogo, gli affetti e le passioni fossero attinti dalle condizioni essenziali dell’umanità, epperciò veramente educativi, e siccome una specie di dramma sono pure le novelle e il romanzo sia storico o d’immaginazione, anco ad esso dovrebbesi fare nella Biblioteca la sua parte purché fosse veramente educativo.

Non dovrebbero neppur mancare libri tecnici che apprendano agli artigiani la nomenclatura degli oggetti o le regole che governar debbono le operazioni delle arti loro; questi sarebbero letti con avidità e con profitto. La Biblioteca popolare vorrebb’essere non tanto numerosa di opere diverse, quanto numerosa di copie della medesima opera. Giova poi moltissimo a far nascere il desiderio della lettura l’opportunità del