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96 | i. puerili |
natura di questi motti «è cotale...» — secondo il Boccaccio — «ch'essi come la pecora morde cosi devon morder l'uditore, e non come il cane; perciocché, se come cane mordesse, il motto non sarebbe motto, ma villania». Ed egli è certo difatto che que' sali pungenti e satirici, di cui son ripiene le commedie del Machiavello, del Bibbiena e di altri, non son altramente epigrammatici, perché privi di quella dote principale che dee formarne il carattere.
Può dirsi che tutte le colte nazioni abbiano sempre fatto gran conto dell'epigramma. Sin presso gli antichi greci l'epigramma, fu tenuto in gran pregio; e narrasi di fatto che un epigramma composto da Archimelo ateniese sopra una nave costruita sotto alla direzione di Archimede celebre matematico, fu premiato da Ierone con mille misure di frumento chiamate medimme. Questo epigramma peranco si conserva. Presso i latini Marziale, Claudiano, Ausonio composero epigrammi. Il primo, sebbene con una maravigliosa dolcezza faccia uso assai spesso de' sali epigrammatici, ha nondimeno degli epigrammi assai mediocri e pieni di oscenità. Palesò egli medesimo il carattere delle sue opere, allorché scrisse in uno de' suoi epigrammi:
Sunt bona; sunt quaedam mediocria; sunt mala plura.
Il secondo è di latinità non molto tersa e, sebbene assai dolci ed
eleganti siano i suoi epigrammi, essi sono bene spesso pieni di
giovanili motteggi, che forse non molto degno lo resero della statua, che per ordine degl'imperatori Arcadio ed Onorio fugli innalzata. Il terzo si fu uno de' migliori e più celebri poeti latini. Il solo suo epigramma di Venere armata e di Pallade può esser bastante a formarne l'elogio.
Gli epigrammi però, che per l’acutezza e brevità dello stile son capaci di farci conoscere il carattere del linguaggio in cui sono scritti, non sono molto communi in Italia. Forse la copia de' sali irreligiosi, osceni e satirici, di cui abbondano le opere di Machiavello, Berni, Boccaccio e d'altri, fu quella che la distolse dall'attendere all'epigramma. L'Alamanni tentò d’introdurli in Italia, componendo egli medesimo un sufficiente numero d’epigrammi, i quali però, per la loro insulsaggine e per gl'inetti pensieri di cui son ripieni, non furon capaci di risvegliare il genio degl'italiani, ed il gusto de' bons-mots rimase sopito in Italia. Pure la lingua italiana è attissima a simili componimenti per l'energia e vibratezza del suo stile, col mezzo del quale il nostro Davanzati