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quarto cantare 135

23.
Va’ a dir1 che qua si trovi pane o vino
O altro da insegnar ballare al mento:
Se non si fa la cena di Salvino2,
Quanto a mangiare, e’ non c’è assegnamento.
O ser Isac3, o Abramo, o Iacodino,
Quando v’avete a ire al monumento,
Voi l’intendete, che nel cataletto
Con voi portate il pane ed il fiaschetto.
24.
Orbè, compagni4, olà dal cimitero,
Se ’l ciel5 danari e sanità vi dia,
Empiete il buzzo6 a un morto forestiero,
O insegnategli almeno un’osteria.
Sebben voi fate qui sempre di nero7,
Perchè di carne avete carestia,
È tale l’appetito che mi scanna,
Che un diavol cotto ancor mi parrà manna.
25.
Sebben non c’è da far cantare un cieco,
Di questa spada all’oste fo un presente,
Che ad ogni mo’, da poi ch’ella sta meco,
Mai battè colpo o volle far nïente.
Per una zuppa8 dolla ancor di greco.
Ma che gracch’io? qui nessun mi sente.
Che fo? se i morti son di pietà privi,
Meglio sarà ch’io torni a star tra’ vivi.

  1. St. 23. Va' a dir. Ben s’inganna chi crede che ecc. (Nota transclusa da pagina 201)
  2. Salvino andava a letto senza (Nota transclusa da pagina 201)
  3. cenare. — Oh ser Isac ecc. Era opinione volgare che gli Ebrei nel seppellire ì morti mettesser loro accanto del cibo. (Nota transclusa da pagina 202)
  4. St. 24 Compagni. Parla a’ morti. (Nota transclusa da pagina 202)
  5. Se il ciel. Così il ciel vi dia ecc. (Nota transclusa da pagina 202)
  6. Buzzo. Ventre. (Nota transclusa da pagina 202)
  7. . Far di nero. Mangiar di magro. (Nota transclusa da pagina 202)
  8. St. 25 Zuppa o suppa. Pane intriso nel vino. (Nota transclusa da pagina 202)