26. Or mentre fa il sonnifero il suo corso,
La donna, che più là facea la scorta
(Perocchè avea timor di qualche morso),
Vedendo che la bestia come morta
Sdraiata dorme, e russa com’un orso,
Legno da botte1 fa verso la porta;
E poi, bench’ella fosse alquanto stracca,
Dà una corsa, e in Dite anch’ella insacca. 27. Perchè d’alloro ha sotto alcune rame,
Vien fatta a’ gabellier la marachella2;
Tal ch’un di lor, ch’arrabbia dalla fame,
Fermate, dice, olà: che roba è quella?
Ti gratterai3, dic’ella, nel forame,
Perch’io non ho qui roba da gabella,
Se non un po’ d’allòr, ch’a Proserpina
Porto, perch’ella fa la gelatina. 28. S’ell’è, come voi dite, a questo modo,
Ei le risponde, andate pur, madonna;
Perch’altrimenti c’entrerebbe il frodo,
E voi stareste in gogna alla colonna.
Orsù correte pria che freddi il brodo,
Chè la regina poi sarebbe donna
Da farci per la stizza e pel rovello
Buttar a piè la forma del cappello4.
↑St. 26. Legno da botte fa. S’accosta, come i legni o doghe delle botti fanno tra sè. (Nota transclusa da pagina 276)
↑St. 27. Marachella. Qui, spia. (Nota transclusa da pagina 276)
↑Ti gratteraiecc. Non toccherai il guadagno. (Nota transclusa da pagina 276)
↑St. 28. La forma del cappello. Vedi c. V, 48. (Nota transclusa da pagina 277)