47. Quasi di viver Batistone stufo,
Egeno affronta con un punteruolo;
E perchè quei l’uccella1 come un gufo,
Salta ch’ei pare un galletto marzuolo.
E tanto fa, ch’Egeno il mal tartufo
Manda2 con un buffetto a far querciuolo;
E poi lo piglia, e in tasca se l’impiatta
Per darlo per un topo a una gatta. 48. Romolo infilza per lo mezzo al busto
Sgaruglia, che in un canto era fuggiasco,
Ed ei ne muor con molto suo disgusto,
Perch’egli aveva a essere3 a un fiasco.
Tira in un tempo stesso a un bell’imbusto,
E passagli un vestito di dommasco;
E quei gli duol4, chè ’l rinnovò quell’anno,
E se e’ si muor, vuol che gli paghi il danno. 49. L’armi Papirio ad un Fiandron5 guadagna
Che fa il Tagliacantoni e lo Smillanta:
Ma se a parole egli è Spaccamontagna,
All’ergo poi riesce Spadasanta:
Perch’ei6, fattegli al ciel dar le calcagna,
Non una volta dice ma cinquanta:
Sta’ su, chè in terra i pari miei non danno7;
Ed ei risponde: s’io sto su, mio danno!
↑St. 47 L’uccella. Lo schernisce come gli uccelli fanno al gufo. (Nota transclusa da pagina 451)
↑Mandaecc. Lo manda a gambe all’aria. (Nota transclusa da pagina 451)
↑St. 48. Aveva a essereecc. Aveva promesso di trovarsi a bere in comitiva. (Nota transclusa da pagina 451)
↑E quei gli duol. E quei se ne lagna. (Nota transclusa da pagina 451)
↑St. 49. Fiandron. Uomo di Fiandra, Ammazzasette. (Nota transclusa da pagina 452)