Pagina:Lippi - Malmantile racquistato.pdf/443

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undecimo cantare 399

47.
Quasi di viver Batistone stufo,
Egeno affronta con un punteruolo;
E perchè quei l’uccella1 come un gufo,
Salta ch’ei pare un galletto marzuolo.
E tanto fa, ch’Egeno il mal tartufo
Manda2 con un buffetto a far querciuolo;
E poi lo piglia, e in tasca se l’impiatta
Per darlo per un topo a una gatta.
48.
Romolo infilza per lo mezzo al busto
Sgaruglia, che in un canto era fuggiasco,
Ed ei ne muor con molto suo disgusto,
Perch’egli aveva a essere3 a un fiasco.
Tira in un tempo stesso a un bell’imbusto,
E passagli un vestito di dommasco;
E quei gli duol4, chè ’l rinnovò quell’anno,
E se e’ si muor, vuol che gli paghi il danno.
49.
L’armi Papirio ad un Fiandron5 guadagna
Che fa il Tagliacantoni e lo Smillanta:
Ma se a parole egli è Spaccamontagna,
All’ergo poi riesce Spadasanta:
Perch’ei6, fattegli al ciel dar le calcagna,
Non una volta dice ma cinquanta:
Sta’ su, chè in terra i pari miei non danno7;
Ed ei risponde: s’io sto su, mio danno!

  1. St. 47 L’uccella. Lo schernisce come gli uccelli fanno al gufo. (Nota transclusa da pagina 451)
  2. Manda ecc. Lo manda a gambe all’aria. (Nota transclusa da pagina 451)
  3. St. 48. Aveva a essere ecc. Aveva promesso di trovarsi a bere in comitiva. (Nota transclusa da pagina 451)
  4. E quei gli duol. E quei se ne lagna. (Nota transclusa da pagina 451)
  5. St. 49. Fiandron. Uomo di Fiandra, Ammazzasette. (Nota transclusa da pagina 452)
  6. Ei. Papirio. (Nota transclusa da pagina 452)
  7. Non danno colpi. (Nota transclusa da pagina 452)