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primo cantare 19

53.
Al che tra molti commodi s’arroge
Quel ber del vin, ch’è troppo cosa ghiotta.
Qua1 birre, qua salcraut2, qua cervoge;
A casa mia dicea, del vin s’imbotta;
Però finianla: Cedant arma togæ:
Io non la voglio, in quanto a me, più cotta3:
Guerreggi pur chi vuol, s’ammazzi ognuno,
Ch’io per me non ho stizza con nessuno.
54.
Così rinunzia l’armi a Giove, e stima
D’essere il più liet’uom che calchi terra:
Pensa stato mutar cangiando clima;
Ma trovata l’Italia tutta in guerra,
È forzato ferrarsi più che prima:
«Ecco il giudizio uman come spess’erra!»4
Crede tornar tra genti quiete e gaie,
E fugge l’acqua sotto le grondaie.
55.
Tra Don Panfilo e lui uno squadrone
Dal Pontadera5 aspettano e da Vico,
Che parte per la via vanno a Vignone6,
E parte fanno un sonno a piè d’un fico.
Costoro empion di rena un lor soffione;
E quando sono a fronte all’inimico,
Gliela schizzan nel viso; ed in quel mentre
Gli piglian gli altri la misura7 al ventre.

  1. St. 50. Qua. In Germania. (Nota transclusa da pagina 86)
  2. Salcraut. Cavol salato. (Nota transclusa da pagina 86)
  3. Non la voglio più cotta. Mi basta così. Chi va all’osteria ed ha, fame, dice all’oste, per isbrigarsi: portala cotta com’è. (Nota transclusa da pagina 86)
  4. St. 50. «Ecco» ecc. Ariosto, I, 7 (Nota transclusa da pagina 86)
  5. St. 55. Pontadera, Vico, terre vicino a Pisa. (Nota transclusa da pagina 87)
  6. Vignone o Vingone è un fiumicello tra Firenze e la Lastra: ma la frase qui usata significa anche: Andare nelle vigne altrui a côrre l’uva. (Nota transclusa da pagina 87)
  7. la misura. La mira. (Nota transclusa da pagina 87)