Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/125

Da Wikisource.

— 127 —

sta nostra Campagna Felice i Saraceni; che tentarono d’im-

    scrivono come favellerebbero; ma in cambio fannosi talvolta ammirare per vivacità ed impeto, e tal altra, sì per incolla, ma pur leggiadra naturalezza.
       Fra’ lor poeti i Napolitani a ragion pongono il Tasso; e di vero nostro il fanno la madre, il luogo natale, e la educazione e i primi studi, le quali cose insieme, più che altra mai, dovettero informar l’animo di quel grande, e sì che forse è da riferir loro quella così razionale, e più pensosa e subbiettiva poesia, che non comporti il giocondo e quasi pagano splendore del cinquecento. Pure la veramente napolitana poesia deesi in altri indicare, e meglio che altro fu lirica, ma senza la tanta imitazion del Petrarca che generalmente fu veduta a que’ giorni. Primo fra tutti fu il Sannazzaro, e ci sembra che in gentilezza e in venustà ed eleganza tutti gli altri, vinca. In Galeazzo di Tarsia è un cotal vivo risalto, e gagliardia singolare; in Angelo di Costanzo assai nettezza e giudizio, ma troppo discorso e poco affetto; in Berardino Rota, vogliam dire ne’ sonetti, molto vigore bene spesso affanno e sconforto. Questi scrittori, comechè tutti napolitani si dimostrino alla fin fine appartengono alla toscana coltura; e chi nella poesia vuole congiunta a elezion di pensieri pulitezza di stile, sol essi reputerà degni di menzione. Ma se per la intemperanza del concetto e la rustichezza delle forme non sono indarno la natural’ espressione, e la robusta e fervida individualità del pensiero, degnissime di memoria son le poesie di due nostri filosofi; i quali, veggendosi ributtati da’ lor tempi, n’ espressero dolore e disdegno; e amorosamente cantarono del vero e del bello e di astratte intellezioni che si forte gli aveano invaghiti, da, parer vive e reali. Non pochi intanto furono i componimenti teatrali sì in verso che in prosa; ma, se ne togliete il minor pregio, questa parte di letteratura non ebbe altro modo e fortuna che nell’Italia superiore. Eziandio fra noi le commedie furon le migliori e più libere composizioni, o non di rado sì pregevoli per grazia e festività, per artificio, e per viva snellezza di dialogo, che non hanno a temer confronto dalle toscane. — Tali passi avean dato le lettere poco più oltre al fine del cinquecento, ma già le cagioni che dechinar le fecero per tutta Italia, assai più tra noi le aveano corrotte, aiutate anche