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prologo. 77

noi ma non al Settembrini che i Promessi Sposi predicarono la rassegnazione all’Italia assassinata, ed i padri gesuiti, forse per questo, ne raccomandarono la lettura alle loro penitenti1. Vedete subito dove ci condurrebbero i confronti, per esempio, colle Confessioni di un ottuagenario del Nievo: vedete subito i bizantinismi che nascerebbero dal confronto del Iacopo Ortis con le Mie Prigioni.

E se pensiamo alle teorie linguistiche dello stesso Manzoni, cresce a dismisura l’imbroglio. Dice bene l’Ascoli ― «Prima si aveva l’ideale della tersità classica, ora sorge l’ideale della tersità plebea». ― Tutti sappiamo che questa tersità plebea, ossia la lingua fiorentina, fu l’ideale del Manzoni. I sacerdoti galli che anatemizzano le nostre pretese falloforìe, dovrebbero vedere di non leticare prima in casa e di saldare insieme il Manzoni idealista nelle tendenze col Manzoni verista nei mezzi, prima di

  1. Vedi le Lettere scritte a Giacomo Leopardi, Firenze, Success. Le Monnier 1878 pag. 158. È noto che Monaldo Leopardi era amico del generale dei gesuiti p. Roothan.