Pagina:Opere di Giovanni Berchet pubblicate da Francesco Cusani, Milano, Pirotta, 1863.djvu/47

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IL BARDO


DI


TOMMASO GRAY. 1



Con questa versione esordì il Berchet nella carriera letteraria; lavoro giovanile quindi non scevro di mende, ma che lasciava trasparire un ingegno promettitore di buoni frutti. Ugo Foscolo coll’acume finissimo a lui proprio intravide in quel primo tentativo il futuro poeta, come lo intravide nel Manzoni in una nota ai Sepolcri. Parlò del Bardo in un articolo, temperando la critica severa, con lodi incoraggianti, delle quali non era prodigo l’irascibile zantiotto, specialmente co’ Milanesi.

Dopo aver discorso del merito lirico di Gray, dicendolo unico tra i moderni che pareggi il vigore di Pindaro, così prosegue:

«Venendo alla versione, ci duole di non poterle dar lode di armonia e di splendore, siccome dobbiamo lodarla di fedeltà. Noi rendiamo grazie al giovine scrittore per l’ottimo intento di addomesticare gl’Italiani con questo esemplare di lirica sublime; ma se non intendea di darci che il significato delle nude parole, come pare da’ suoi versi, doveva piuttosto volgarizzarlo in prosa schietta. E tanta è l’umiltà e la modestia con la quale egli nella sua prefazione s’esprime su la sua inesperienza giovanile, e sembrano tanto ingenui i suoi voti perchè altri riesca me-

  1. Milano, 1807. Unica edizione rarissima.