Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/60

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52 intorno la vita e le opere di luciano.

prezzare gli errori comuni; cosicchè egli esprime ciò che è di vero nel sapere comune, ciò che tutti sentono; onde tutti lo intendono facilmente, riconoscono in lui i pensieri ed i sentimenti loro, si accordano con lui, e gli prendono amore. A questo sapere comune e volgare egli aggiunge l’arte che è tutta sua, e che abbellisce quel sapere e lo rende eletto e nuovo: onde in lui è a cercare e considerare specialmente l’arte, che fu sua propria, essendo che il resto appartiene al suo secolo.

XXVIII. Nel quale, come ho detto innanzi, lo scetticismo era la dottrina, il sentimento e la pratica più generale: e Luciano fu scettico non pure perchè visse in quel secolo, ma per un’altra cagione particolare, per la professione di retore che egli esercitò. Il retore più di tutti non credeva a nulla: facendo professione di sostenere il vero ed il falso, il torto e il diritto, di biasimare e di lodare la stessa cosa, di vendere insomma la sua parola a chi volesse comperarla, doveva farsi giuoco di ogni cosa, rimaner libero e scevro da ogni passione, e dentro di sè non avere altra idea ed altro fine che il proprio interesse: e se per bontà di natura aveva qualche senso per la bellezza e vagheggiava l’arte, quel senso sottostava a quell’idea, e l’arte era indirizzata a quello scopo. In parecchi scrittori greci troviamo spesso ripetuto che la rettorica si apprendeva per acquistar potere e ricchezze: Aristofane nelle Nuvole la mostra come una trappoleria e un cattivo giuoco per ingannar la giustizia: e Luciano stesso nel Sogno, volendo confortare i giovani suoi cittadini a studiarla, non sa trovare migliore argomento che l’interesse, e parlando al loro senso, dice in modo facile e compagnesco: Mirate me: io ero un povero giovanotto che per buscar pane fui messo all’arte della scoltura; ed io lasciai quell’arte meschina, e mi diedi alla rettorica, la quale vedete co-