Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/233

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facendo d’ogni erba fascio, anche gli scritti del più dolce e più melodioso poeta d’Italia.

Del resto la voga del Metastasio in Rumania fu non solo tardiva, ma persino minore di quella del Florian e del Gessner. Malgrado infatti fin dal 1779 esistesse una traduzione greca in due volumi dei Melodrammi e qualche altra ne circolasse anche prima manoscritta; ci bisogna arrivare fino al 1783, quando Ienăchiță Văcărescu si recò a Vienna ambasciadore presso la Sacra Cesarea Maestà di Giuseppe II, per veder la fama del Metastasio definitivamente acclimatata in Rumania. Egli era, come è noto, mancato ai vivi l’anno prima (1782) e la sua morte aveva commosso il mondo intero: da Vienna ai mulatti dell’isola di San Salvador, che ne recitavano i drammi1; dall’Italia all’Inghilterra, dove l’italiano s’imparava sulle ariette de’ suoi melodrammi; da Parigi, dove, non molti anni dopo, il Goldoni lo faceva leggere alle sorelle del Re, alla Rumania, dove il Văcărescu, proemiando alla sua Grammatica (1783), lo chiama „il giudiziosissimo Metastasio, ricco di dottrina e anche più di nativa arguzia, a proposito del quale oso affermare, che non egli della poesia italiana, ma la poesia italiana di lui s’è adornata”2. Parole siffatte, così superlativamente laudative, e



    un simpatico tipo di boiero molto attaccato alle tradizioni e alla lingua nazionale, nella biblioteca del quale non mancava neppure una delle pubblicazioni (allora assai rare) in lingua rumena: fossero calendari o libri ecclesiastici, scritti originali o traduzioni. Cfr. C. Negruzzi, Păcatele tinerețelor, București, Socec, 1898, p. 11. A notarsi che in quella biblioteca, distrutta poi dai Giannizzeri nel 1821, accanto alla Morte d’Abele del Gessner, non manca di far bella mostra di sè quell’altro gran capolavoro di letteratura papaverica ch’è il Numa Pompilio di Florian, e che fra i romanzi ne troviamo due: Matilde di Madame Cottin e I cavalieri del cigno di M-me de Genlis (a non parlare di Manon Lescaut del Prévost che non poteva mancare), i quali ci parlano abbastanza eloquentemente dei gusti del tempo, che il vecchio boiero, volente o nolente, seguiva. A proposito di un poemetto del Gessner, imitato più tardi dal Negruzzi in persona, veggasi una mia noterella (Un’imitazione rumena dal Gessner e dal Vigny), negli Studi letterari e linguistici dedicati a Pio Rajna, Firenze, Ariani, 1911, pp. 937-954. Sulle letture dei boieri rumeni verso la fine del secolo XVIII e il principio del XIX si vegga ora la bella memoria di N. Iorga, Ceva mai mult despre vìața noastră culturală și literară în veacul al XIX-lea, in An. Ac. Rom., Sect. ist., vol. XXXVIII.

  1. Cfr. Carducci, Pietro Metastasio, in Metrica e lirica del Settecento (vol. XIX delle Opere), Bologna, Zanichelli, 1911, p. 69.
  2. [„...prea înțeleptul și plinul dă Istorie și dă știință și mai vîrtosu, dă duhu născătoriu Metastasie, pantru care îndrăznescu a zice, că nu sau (sic) îm-