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Pagina:Pirandello - L'Umorismo, 1908.djvu/25

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questioni preliminari 21

dolori hanno umanizzato il nostro cuore. Noi guardiamo nell’anima umana e nella natura con una simpatia più penetrante, e vi troviamo delle arcane relazioni e un’intima poesia ignote all’antichità... Il riso d’artista e la comica fantasia di Aristofane, alcuni dialoghi di Luciano, sono eccezioni. L’antichità non ebbe, nè poteva avere, letteratura umoristica... Si direbbe che questa sia la caratteristica delle letterature anglo-germaniche. Il cielo crepuscolare e l’umido suolo del Nord sembrano esser più acconci a nutrire la delicata e strana pianta dell’umorismo». Concede però il Nencioni che «anche sotto il cielo azzurro e nella vita facile delle razze latine» l’umorismo «ha talora fiorito, e due o tre volte in modo unico, maraviglioso». E parla infatti del Rabelais e del Cervantes, e anche dell’umorismo «realista e vivente» di Carlo Porta e di quello «delicato e desolato» di Carlo Bini, e dice il Don Abbondio del Manzoni una creazione umoristica di prim’ordine.

Più reciso nella negazione è Giorgio Arcoleo,1 il quale, pur ammettendo che la nota dell’umorismo, speciale della letteratura moderna, non manchi di legami col mondo antico, e pur citando quell’insegnamento di Socrate che dice: «Una è l’origine dell’allegria e della tristezza: nei contrapposti un’idea non si conosce che per la sua contraria: della stessa materia si forma il socco e il coturno», soggiunge: «Questo lo intelletto greco pensava: ma l’Arte non poteva esprimerlo: la percezione dei contrasti rimaneva nel campo astratto, perchè diversa era la vita. La Teogonia avvolgeva l’anima nel mito; l’Epopea i fatti umani nella leggenda; la Politica le forze individuali nella suprema legge dello Stato. L’Antichità costrinse sere-


  1. L’Umorismo nell’arte moderna. Due conferenze al Circolo filologico di Napoli, (Napoli, Detken ed., 1885).