E lo fa tutto ribollir dal fondo;
Or come immago di leggiadra amante, 115Che di grato tumulto i sensi ingombra
E serena sul cor brilla e riposa.
Ma piú quell’io non son1. Cangiaro i tempi,
Cangiàr le cose. Della gioia estremo2
Regnò sull’alma il sentimento: estremi 120Or vi regnano ancora i miei martiri.
E come stenderò su le ferite
L’ardita mano, e toglieronne il velo?
Una fulgida chioma al vento sparsa3,
Un dolce sguardo ed un piú dolce accento, 125Un sorriso, un sospir dunque potero
Non preveduto suscitarmi in seno
Tanto incendio d’affetti e tanta guerra4?
E non son questi i fior, queste le valli,
Che già parver si belle agli occhi miei? 130Chi di fosco le tinse? e chi sul ciglio
Mi calò questa benda? Oimè! l’orrore
Che sgorga di mia mente e il cor m’allaga,
Di natura si sparse anche sul volto
E l’abbuiò. Me misero! non veggo 135Che lugubri deserti; altro non odo
Che urlar torrenti e mugolar tempeste5.
Dovunque il passo e la pupilla movo,
Escono d’ogni parte ombre e paure,
E muta stammi e scolorita innanzi 140Qual deforme cadavere la terra.
Tutto è spento per me. Sol vive eterno
Il mio dolor, né mi riman conforto
Che alzar le luci al cielo e sciormi in pianto.
Ah che mai vagheggiarti io non dovea, 145Fatal beltade! Senza te venuto
Questo non fòra orribil cangiamento.
Girar tranquilli6 sul mio capo avrei
Visto i pianeti e piú tranquilla ancora
↑123. Una fulgida ecc.: Petrarca P. I, son. 61: «Erano i capei d’oro a l’aura sparsi». Tasso III, 21: «E, le chiome dorate al vento sparse, Giovane donna in mezzo ’l campo apparse n.
↑127. guerra: Quante volte il Petrarca chiama guerra il suo stato amoroso? Cfr. P. I, canz.vii, 22; canz.xii, 33; canz.xvii, 111 ecc. ecc.
↑136. Gli stessi sentimenti ridestava il tornar della primavera nel Petrarca (P. II, son. 42): «E cantare augelletti, e fiorir piagge, E ’n belle donne oneste atti soavi, Sono un deserto, e fere aspre e selvagge».