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136 | ludovico settala |
l’altra geometrica, cioè che, secondo i meriti di ciascuno sia
fatta la distribuzione de’ magistrati e de’ carichi: si procurerá
sopra il tutto, che non vi sia qualche caporione, seduttor della
plebe, acciò stia salda in volere l’ugualitá numerale, acciò non
si dia subito nella anarchia e ultima specie di democrazia, pessima e che non può durare. Ma si procurerá, che alcuno del
popolo prudente e confidente, e se sará religioso di credito
sará meglio, desinganni la fece del popolo, mostrando non
convenire alla grandezza di un magistrato, che cada in persona
che, priva di facoltá, non possa con dignitá sostenere quel carico; e che non essendo quel carico di utile (perché tale in tal
forma di republica si deve ordinare) ma di spesa, meglio per
loro sia attendere alle sue faccende: e fra tanto procurargli qualche officietto senza dispendio di tempo, che vicendevolmente
compartendosi possa dar contento di onorevolezza senza spesa
alla maggior parte.
E perché si è detto, che il guadagno e l’onore, come anco i contrari, la povertá e vergogna, sono cause communi nelle republiche dei tumulti, sedizioni e mutazioni: per fuggire cotali incontri, prima alla plebe e popolo minuto, ma anco a’ mercatanti onorati si dará ogni sorte di aiuto, acciò nella cittá si accrescino i guadagni, introducendo nuove arti, accrescendo gli utili alle ritrovate; onorando i forastieri negozianti, dandogli occasione di venir spesso a’ contratti, con franchigie o non alte gabelle; introducendo mercati e fiere; i mercatanti cittadini si favoriranno, e per esser cittadini e perché, dando da operare agli artefici e plebei, gli rendono con il guadagno d’ogni giorno piu quieti e meno tumultuanti nella republica.
Si avvertirá però, che i mercatanti non tiranneggino gli artigiani; li quali non potendo per altra strada guadagnarsi il vitto per sé e per la famigliuola, spesse volte tirano tanto a sottile le opere, e stentando a trovar da lavorare, si mettono in disperazione, e si dá materia a tumulti bestiali per l’importunitá della plebe, priva di prudenza e prona ai precipizi.
A’ popolari poi di maggior portata, che non essendo in povertá, fanno maggior conto dell’onore, si anderanno compar-